
Da qualche ora circola la notizia che farà felici sia gli appassionati di intelligenza artificiale sia gli utenti del più celebre “canale” indipendente del web: Telegram e xAI, la start-up fondata da Elon Musk, hanno messo nero su bianco (o meglio: “nero su X”) un’intesa da 300 milioni di dollari per portare il chatbot Grok dentro l’app di Pavel Durov .
L’accordo – valido inizialmente per un anno – prevede un esborso misto di contanti e quote societarie a favore di Telegram e, soprattutto, un inedito revenue-sharing: il 50 % di ogni abbonamento a Grok venduto attraverso Telegram finirà nelle casse dell’azienda con sede a Dubai . In pratica, oltre ai 300 milioni subito, Durov potrà contare su un flusso di ricavi ricorrenti man mano che l’IA di Musk si diffonderà tra il miliardo (e passa) di utenti del servizio di messaggistica.
Perché interessa a xAI
Dal punto di vista di xAI la mossa è strategica: per addestrare Grok-3 servono conversazioni reali, varie e multilingue. Dopo aver “spremuto” X, Musk punta al tesoro di chat, gruppi e bot che contraddistinguono Telegram . Il deal ricorda quello che Meta sta inseguendo con i post pubblici di Instagram e Facebook, segno che i dataset aperti cominciano a scarseggiare: senza nuove fonti di dati, i modelli rischiano di ristagnare .
In più, Grok potrà essere integrato direttamente nei Mini App di Telegram, un ecosistema in cui gli sviluppatori oggi usano JavaScript per creare esperienze in-chat. Immaginate un bot di e-commerce che, grazie a Grok, risponde alle domande tecniche sui prodotti o un assistente di lingua che corregge i compiti in tempo reale. Durov lo ha definito “il modo più veloce di distribuire l’IA a un miliardo di persone entro l’estate” nel suo post su X (sì, la piattaforma di Musk) .
Un passo in più per Grok-3
Sul fronte tecnologico Grok-3 – presentato lo scorso febbraio – vanta un training 10 volte più ampio del suo predecessore e, secondo i benchmark pubblicati da xAI, supera GPT-4o di OpenAI su test come GPQA e AIME-2025 . Manca ovviamente la verifica indipendente, ma l’idea di portare un modello “nato per le battute pepate” (la specialità di Musk) dentro chat private e canali pubblici farà certamente discutere.
xAI assicura che Grok potrà operare in modalità Reasoning (“Think”) o Big Brain per compiti complessi, lasciando all’utente la scelta fra velocità e profondità . Resta tuttavia la grande domanda: i messaggi degli utenti finiranno nel data-set di training? Su questo punto, né Musk né Durov si sono sbottonati .
Cosa guadagna Telegram
Da parte sua Telegram incassa liquidità fresca che potrà finanziare l’espansione e, perché no, alleggerire la pressione finanziaria in vista di una possibile IPO. L’app ha chiuso il 2024 con 1,4 miliardi di dollari di ricavi e 540 milioni di utili, numeri notevoli ma ancora lontani dai giganti dei social . L’arrivo di un esperto di monetizzazione come Musk – uno che non ha paura di alzare i prezzi di X Premium – potrebbe spingere Telegram a sperimentare abbonamenti AI-powered o, più avanti, servizi enterprise basati su Grok.
Implicazioni e rischi
Non è tutto rose e fiori: le autorità europee hanno già messo sotto la lente Telegram per la moderazione dei contenuti, e l’introduzione di un modello “meno politicamente filtrato” – come ama dire Musk – potrebbe sollevare nuove obiezioni . Sul piano tecnico, la concorrenza di OpenAI, Google e Anthropic si giocherà sempre più sul campo della distribuzione: chi controlla l’interfaccia (la “porta d’ingresso” dell’utente) controlla anche la raccolta dati e la fatturazione degli abbonamenti.
Personalmente trovo l’operazione affascinante: è la prima volta che un grande modello proprietario viene licenziato in modo così esplicito a una piattaforma terza con condizioni economiche trasparenti. È quasi un test di mercato per valutare quanto valga l’accesso a un miliardo di chat. Se la partnership funzionerà, potremmo vedere un effetto domino: altri messenger – pensiamo a Signal o a Line – potrebbero cercare accordi simili, e i laboratori di AI troveranno un nuovo canale di distribuzione oltre ai classici siti web e app dedicate.
In definitiva, la partita si gioca su tre assi: dati, distribuzione, denaro. Musk porta l’IA, Durov porta gli utenti, entrambi incassano. E noi? Noi avremo un nuovo giocattolo da provare nelle chat estive, sperando che non dica troppe parolacce.