G
giovax
Guest
ma si può togliere il diritto di voto a questa gente qua?
sai quanti milioni di euro si risparmierebbero
che tristezza
sai quanti milioni di euro si risparmierebbero
che tristezza
Dopo 22 anni, WindWorld si rinnova totalmente e diventa TLCWorld.
Nel corso di due decadi, WindWorld si è affermato come punto di riferimento per gli appassionati di telefonia e telecomunicazioni, per questo motivo abbiamo creato una nuova “casa”, che possa essere luogo di incontro e scambio di conoscenze e idee per tutti gli appassionati di TLC, da chi sta muovendo i primi passi in questo mondo a chi da anni lavora nel settore.
Siamo un blog/forum amatoriale, non siamo sponsorizzati da alcun gestore, ragion per cui saremo sempre neutrali ed obiettivi, caratteristiche che ci hanno contraddistinto fin dal lontano 1999.
Per eventuali consigli o problemi, si prega di usare il thread dedicato presente in "Comunicazioni di servizio".
Registrati ora!Winston Smith ha detto:Il ragionamento è fallato, se non del tutto sbagliato.
Non tanto per la storia della trasparenza (non conosco gli imprenditori cinesi o quelli di Vodafone, ma Sawiris non è molto limpido, come diceva Effendi, ma nemmeno chi sta dietro a Telecom Italia lo è)...
E' sbagliato perchè un imprenditore, che sia umano o marziano, se viene qui a casa mia a mettere in piedi una impresa, e lo fa facendo lavorare i miei vicini di casa, i miei amici, i miei parenti.... per quanto mi riguarda ha messo in piedi a tutti gli effetti una impresa italiana, anche se lui poi si prende i suoi soldi e se na va su Marte....
La cosa buffa è che quando si fanno ragionamenti come quello iniziale del thread, si considera solo chi sta a capo della baracca (che può anche esser un farabutto), ma non si valuta mai TUTTO quello che ci sta sotto.
Infatti io "odio" molto di più le aziende italianissime, gestite da italianissimi, che prendono baracca e burattini e vanno all'estero, piuttosto che un marziano che viene a gestire una azienda in cui lavora gente italiana.
Perchè è vero che poi si prende i suoi soldi e se li porta via, ma è anche vero che ne fa girare tanti qui...
Antigen ha detto:Scusate, ma perchè Sawiris sarebbe poco limpido come personaggio?
P.S: UMTS3 la Vodafone è britannica non olandese... ha sede legale in olanda solo per alcune motivazioni finanziarie, logistiche ecc...
Come per esempio tante altre società hanno sede in lussemburgo solo per avere agevolazioni fiscali, per il resto la "testa" magari rimane in UK, Francia, Italia, Germania o altro...
Ma scherzi? Ultimamente questi soggetti sono gli unici che vanno a votaregiovax ha detto:ma si può togliere il diritto di voto a questa gente qua?
sai quanti milioni di euro si risparmierebbero
che tristezza
kens ha detto:Ma scherzi? Ultimamente questi soggetti sono gli unici che vanno a votare
Rouge ha detto:Io comprendo benissimo il discorso di umts3, che è tutto fuorchè razzista.Penso voglia dire che preferisce un'azienda che da lavoro in Italia, chiunque ne sia il capo..
Io la penso così:In fin dei conti se un'impresa cinese fa tutto in cina, ha il call center in cina, e in Italia ci tiene solo i tecnici cinesi e una sparuta rappresentanza legale, che vantaggi da?Prende solo soldi e li porta via. (non mi riferisco a 3, è un esempio generico).
Oramai stanno portando fuori dall'Italia pure i call center!
Rouge ha detto:Io comprendo benissimo il discorso di umts3, che è tutto fuorchè razzista.Penso voglia dire che preferisce un'azienda che da lavoro in Italia, chiunque ne sia il capo..
Ci occupiamo molto più di nazionalità delle reti che d’idee strategiche per il futuro delle stesse reti. Le classi dirigenti politiche e gli osservatori economici sono concentrati soprattutto sugli assetti di controllo della rete Telecom, per esempio. Meno a quello che si deve fare della banda larga, di quanto denaro sia ragionevole investire e se sia quella l’infrastruttura tlc su cui puntare e quale sarà il rapporto tra internet e televisione. La discussione sulla nazionalità, del resto, ha un suo fascino. Negli ultimi cinque anni italianisti e internazionalisti (spesso le stesse persone che a seconda dei casi cambiavano maglia) hanno combattuto per le banche, per le autostrade, per Telecom, per Alitalia e ancora per Telecom.
È un residuo della storia economica novecentesca. In generale nel dopoguerra tutti i paesi che aspiravano a un ruolo politico hanno cercato di ricostruire o rimodernare i sistemi economici a partire da energia, infrastrutture e tlc. Negli anni, i sistemi economici nazionali in questi campi hanno sempre cercato di mantenere azionariati pubblici, e successivamente comunque stabili quando sono stati avviati processi di privatizzazioni. Dice Vito Gamberale, già alla guida di Tim, della società Autostrade e adesso capo dei fondi italiani per le infrastrutture F2i, che «mentre la manifattura si può globalizzare, le reti infrastrutturali non possono essere globalizzate. La globalizzazione di un acquedotto o di un’autostrada è impossibile. È giusto e razionale che gli utili generati da una rete restino in quei paesi dove la rete sorge per garantirne lo sviluppo». Di solito, osserva Gamberale, la nazionalità di una rete serve a questo, a tenere le risorse vicine all’asset, a non separarle. In molti casi di cessione estere, l’asset ceduto diventa solo una remota divisione della società acquirente, sono una specie di cash-cow, di mucca da soldi. È successo, però, che reti privatizzate siano diventate cash-cow anche per mano di azionisti nazionali. Come si fa a evitarlo, a fissare delle regole per garantire sviluppo? «Si può fare con un sistema concessorio che ponga dei vincoli, ma questo non sarebbe sufficiente. In realtà c’è un aspetto legato alla responsabilità. Ci vogliono azionisti istituzionali che assicurino contemporaneamente la giusta remunerazione del capitale e la necessaria allocazione delle risorse», dice.
In una delle privatizzazioni italiane più discusse, e che viene giudicata da molti osservatori la peggiore di quelle degli anni 90 e cioè Telecom, il problema dell’italianità si pose solo dopo, come conseguenza di una privatizzazione nata male. Gamberale non vuole parlare di Telecom, in generale dice: «È chiaro che gli stati non sono più in grado di alimentare lo sviluppo delle grandi reti; bisogna capire come gli stati possano privatizzarle. Per esempio, le società immobiliari spagnole che hanno comprato infrastrutture dallo Stato oggi hanno un debito consolidato di 300 miliardi di euro. Ecco perché credo che l’unica soluzione sia quella dell’ingresso nel capitale di investitori istituzionali che diano stabilità». Nei telefoni europei, per esempio, France Telecom e Deutsche Telekom sono come Enel ed Eni da noi, hanno un azionista pubblico di riferimento. British Telecom e Telefonica hanno azionisti istituzionali di riferimento. In alcuni casi i privati non funzionano sul lungo periodo o perché si ritrovano con spalle troppo strette, o perché, come dice Gamberale, sono «vittime del dividendo bramoso» (ma questa è la vita), o perché sono sensibili al guadagno secco e breve. Emilio Gnutti e Roberto Colaninno – quest’ultimo riluttante - vendettero a Marco Tronchetti Provera per 4,2 euro l’una, azioni che valevano 2,2, con un premio di maggioranza del 90 per cento.
Telecom è un’azienda fragile, condizionata da un debito elevato che ha bruciato la sua dote di partecipazioni internazionali e - a causa di cinque cambi di proprietà in dodici anni - è priva di una continuità nella linea di sviluppo. Al momento della privatizzazione era il primo operatore di telefonia mobile al mondo e aveva fatturato e capitalizzazione di gran lunga superiore a quella sel suo attuale azionista, Telefonica: a proposito, ieri il titolo Telecom è stato il migliore del Mib (+3,05 per cento) sulle voci in arrivo dal Brasile di un'imminente soluzione matrimoniale con gli spagnoli.
Oggi i problemi della società tlc sono due: il debito, appunto, e la spinta politica a mantenere la rete italiana – spinta condivisa da quasi tutta la maggioranza e anche dall’opposizione, fino al punto che molti nel Pd hanno abbassato i toni sul conflitto d’interessi, perché pur di garantire l’italianità della rete sarebbero disponibili a fare entrare anche Mediaset in un’ipotetica società della rete; del resto sarebbe ingiusto escludere Mediaset se si facessero entrare tutti gli altri player delle tlc. Come far convivere debito (da ridurre) e italianità? In alternativa alla fusione con Telefonica, con conseguente accordo di governance italo-spagnolo sull’amministrazione della rete, nei giorni scorsi è circolata un’ipotesi più o meno così.
Telecom ha bisogno di 8-10 miliardi di euro per normalizzare il debito. Una parte minoritaria potrebbe venire da un aumento di capitale. Il resto, i tre quarti da un’operazione di questo genere: scorporo societario della rete di Telecom in una società nuova controllata al 55 per cento da Telecom, e partecipata al 45 per cento da altri soggetti istituzionali che comprerebbero la quota di minoranza. A quel punto Telecom si troverebbe con un debito stabilizzato e la rete resterebbe italiana, senza compromettere l’integrità dell’azienda telefonica né il controllo strategico dell’asset. È una strada praticabile? «È un’idea che ho sentito anch’io circolare in questi giorni, ma non sono io che devo parlarne». Se si riuscisse a risolvere questo problema di assetto, il dibattito potrebbe finalmente passare ad altro. Per esempio, che cosa vogliamo fare della rete telefonica. «Ricordiamoci – dice Gamberale - che dodici anni fa esisteva già un piano Socrate predisposto da Ernesto Pascale, allora capo della Stet, per la banda larga».
AndreA ha detto:Sì, ma ha cambiato i dati per far tornare il discorso
Rouge ha detto:Io comunque ho capito il senso di ciò che voleva dire, il succo.Non penso volesse accertare a tutti i costi le percentuali di nazionalità dei gestori, quanto far passare il messaggio che i soldi meglio darli a chi, oltre che prendere gli utili, in italia porta lavoro...
Al di là del razzismo, ci stiamo confrontando, con questa globalizzazione, con paesi dove la manodopera costa 1 euro al giorno, mentre qui ne costa 50, a dire pocvvio che i gestori scapperanno dove la manodopera costa meno, ma manterranno qui prezzi "italiani" e porteranno nel loro paese gli utili.
Questo ci porterà in pochi anni a girare in stracci, se non facciamo qualcosa.
Non sono razzista, ma il confronto deve essere ad armi pari, anche per il sacrosanto rispetto delle altre persone.Perchè se in cina prendono più soldi, questo da un vantaggio prima di tutto a loro.E ci consente di confrontarci alla stessa altezza, con gli stessi diritti.Adesso al posto di alzare le condizioni delle persone che abitano nei paesi più poveri, ci stiamo abbassando alle loro condizioni, al posto di migliorare peggioriamo tutti.Evviva
Punto Arancione 1979 ha detto:Che quell'ignorante possa bruciare nelle fiamme dell'inferno e passi il resto della sua vita fra pianto e sofferenza..
AndreA ha detto:Sì, ma ha cambiato i dati per far tornare il discorso
Ad oggi Telecom Italia probabilmente ha più investimenti all'estero che da noi, per paradosso H3G (lungi da me difenderla ) ha fatto un'opera più meritoria pur con capitale estero (ossia sono soldi che entrano nel nostro paese)... eppure leggo "preferisco dare soldi ad imprenditori italiani che cinesi". Visto che non si parla di politica ma di TLC nostrane mi fa sorridere come viene impostato il discorso (come avevo evidenziato il "no sense" di considerare Vodafone olandese solo per via della sede legale).
Tra l'altro il tutto è stato condito da un "solo Telecom è italiana". Al di là della trafila con Telefonica e delle varie quote azionarie, ma è il filo logico che non torna: se non si sopporta quel che fa un imprenditore del paese X, non mi pare che l'italianità di Telecom sia così forte visto che è condita dalla stessa identica condotta commerciale (ossia usare gli utili italiani per andare in altri mercati, magari pure in perdita - Tim Grecia, poi venduta, ad es. - per portare la produttività altrove).
Se poi per far tornare i discorsi (x affermare magari che i piloti Ferrari sono nostri connazionali ) mi dite che Alonso è italiano e Schumacher di Catanzaro mentre io sono norvegese fate pure, ma non è che sia il modo dialettico migliore per fare una chiaccherata senza appunti e contrappunti
AndreA ha detto:Se le fondamenta sono queste preparo gli stracci Scherzo, Rouge.
umts3 ha detto:Evidentemente non mi sono spegato bene! La mia frase "solo Telecom è italiana" voleva proprio stare ad indicare che non ci sono, secondo me, al momento operatori italiani nel vero senso della parola.
Condivido assolutamente quello che tu dici (Telecom gracia, telefonica,ecc ecc) ed è proprio per questo motivo che ho detto che, se si ragiona in questo modo, l'alternativa unica è buttare via il cellulare.
certo è che a parità di costo e servizio se esistesse una azienda 100% italiana la preferirei rispetto ad una azienda con proprietà cinese o egiziana!
MotoPal ha detto:siamo tutti degli stranieri, effettivamente quando arrivo alla sera a casa mia, non trovo nemmeno un italiano
Rouge ha detto:Capisco che scherzi ma purtroppo c'è poco da ridere.Magari te, istruito e con opportunità all'estero (ipotesi, ovviamente) starai tranquillo, anche in altri paesi se necessario.
Per persone come me un pò meno istruite non c'è molto futuro, già adesso sto avendo difficoltà nella vita quotidiana.Se penso a come si viveva anni fa, anche solo un anno fa...Adesso guardo l'N97 e rimpiango che anche provandolo a vendere non mi diano nulla.Ti auguro più serenità economica, ma il nostro destino, se continuiamo di questo ritmo, è la povertà.