
Chi lavora ogni giorno con reti mobili sa che «aperto» non significa «semplice»: dietro l’idea di una Radio Access Network disaggregata – la mitica Open RAN – c’è un puzzle di software, hardware e automazione che deve incastrarsi alla perfezione. È proprio questo il senso dei PlugFest semestrali dell’O-RAN Alliance: riunire vendor, operatori, università e OTIC per provare sul campo se i pezzi combaciano davvero. L’edizione di primavera 2025, appena conclusa, ha confermato che il mosaico non solo si allarga, ma comincia a colorarsi di sfumature mature: intelligenza artificiale applicata al RAN, risparmi energetici a doppia cifra, orchestrazione cloud-native sempre più automatizzata. RCR Wireless News
Tra febbraio e maggio, 22 operatori e 19 laboratori sparsi in otto sedi hanno ospitato test con 69 aziende (70 secondo il conteggio di RCR Wireless), un numero che da solo racconta l’allargamento dell’ecosistema. La nota ufficiale diffusa dall’Alliance sottolinea che gli scenari provati spaziano dalle interfacce fronthaul rinnovate ai rApps che girano sul Non-RT RIC, capaci di tagliare dal 25 al 30 % il consumo energetico della rete radio. La presenza massiccia di banche dati Telemetry e di machine-learning pipeline dimostra che il RAN sta imparando a «vedere» se stesso: nei test si è verificato, per esempio, l’uso di LLM per generare automaticamente report di validazione di link congesti o di deployment cloud-native «zero touch». NewswireThe Fast Mode
Dal punto di vista dell’interoperabilità pura, il punto caldo era la combinazione di SMO (Service Management & Orchestration) con i due livelli di RIC. Qui i laboratori europei hanno eseguito integrazioni multivendor con timing di sincronizzazione a livello di microsecondo e orchestrazione di slice end-to-end; in Nord America l’attenzione si è spostata sul trasporto: prove di convergenza under-50 ms in presenza di congestione dimostrano che l’architettura TIP-inspired può reggere la QoS di servizi critici come private 5G industriale. Va notato che la «ricetta» RIC+xApps/rApps non è più soltanto teoria: in più di un venue gli operatori hanno caricato applicazioni pre-addestrate per detection di fault e ottimizzazione di MIMO massivo, riducendo il tempo medio di recovery di quasi il 40 % rispetto al baseline dichiarato lo scorso autunno. RCR Wireless News
E proprio il confronto con il PlugFest autunnale spiega perché l’evento di primavera abbia un sapore speciale. Se a fine 2024 si parlava di «prototipi che dialogano», oggi si discute di «pipeline di produzione». Il salto non è (solo) tecnologico, è culturale: il numero di università e centri di ricerca – dal Fraunhofer all’Università di Yonsei – fa capire che il know-how RAN sta uscendo dai laboratori proprietari per diventare patrimonio aperto. In parallelo, gli operatori tradizionali iniziano a ragionare su KPI concreti: riduzione dell’OPEX, automazione dei rollout in Paesi con shortage di field engineer, etc. In altre parole, l’Open RAN non è più la «scommessa dei nuovi entranti», ma uno strumento di efficienza per il telco incumbent. Newswire
Il mio punto di vista
Guardando i report di laboratorio emerge un fil rouge: l’AI diventa la «colla» che rende sostenibile la complessità introdotta dall’architettura aperta. Senza automazione spinta, orchestrare decine di microservizi radio sarebbe un incubo; con rApps e analytics real-time, quell’incubo si trasforma in un vantaggio competitivo – più vendor equivalgono a più concorrenza, quindi a componenti migliori e più economici. Il prossimo passo? Portare queste prove di interoperabilità fuori dai lab e dentro reti commerciali multi-operatore. Il rischio di frammentazione resta, ma se il ritmo dei PlugFest rimane questo, la curva di apprendimento potrebbe sorprendervi (in positivo) ben prima del 6G.