
Se il cielo è il limite, la banda disponibile non dovrebbe mai esserlo. Con questo spirito NTT Communications ha portato in quota il Packet Prioritisation Control (PPC), dimostrando che la gestione intelligente dei pacchetti IP può trasformare una normale connessione LTE in un’autostrada prioritaria per i droni in missione critica. L’annuncio, battuto da Telecompaper il 3 giugno, arriva a poche settimane dalla fiera Japan Drone 2025 e promette di cambiare le regole del gioco per chi vola oltre la linea di vista. telecompaper.com
Il cuore del test è semplice da spiegare, tutt’altro che banale da realizzare: quando più servizi competono per la stessa cella LTE, i pacchetti destinati al drone ottengono un “fast-lane” dedicato. NTT ha verificato la novità in due scenari: rete pubblica congestionata e rete chiusa basata su MEC Direct, l’opzione che devia il traffico dal core pubblico a un’infrastruttura edge sicura. In entrambi i casi il flusso video di bordo – 4K a 30 fps – è rimasto stabile e i comandi di volo hanno registrato latenze inferiori ai 50 ms, un risultato decisivo per operazioni di sicurezza o logistica ad alto carico. ntt.comntt.com
Il laboratorio volante di NTT ha impiegato un drone multirotore equipaggiato con modem LTE su banda 1.8 GHz. Durante la prova, gli ingegneri hanno volutamente saturato la cella con traffico best-effort, quindi hanno attivato il PPC: il bitrate video è raddoppiato, mentre la variazione di jitter è crollata sotto i 5 µs. MyNavi Tech+ sottolinea che la funzione diventerà un’opzione commerciale dell’“LTE Jōkū Riyō Plan” entro l’estate 2025, aprendo la strada a servizi off-the-shelf per clienti enterprise e pubbliche amministrazioni. news.mynavi.jp
Non è la prima volta che NTT sperimenta con i droni: a maggio la società ha mostrato un prototipo capace di attirare e deviare fulmini, e ad aprile ha presentato un chip AI che gestisce video 4K direttamente a bordo, riducendo il fabbisogno di banda di ritorno. japantimes.co.jprcrwireless.com La novità del PPC però tocca il nervo scoperto delle operazioni aeree con rete cellulare: la competizione fra traffico umano e traffico macchina. Ricordiamoci che già dal 2016 AT&T e Qualcomm misuravano la stabilità LTE per consegne autonome, evidenziando come il passaggio da una cella all’altra potesse degradare i comandi di volo. wired.com
La soluzione di NTT parla il linguaggio della quality-of-service – marcatura DSCP e scheduler eNodeB – ma lo applica verticalmente, “dall’elica alla fibra”. In chiaro: se il drone trasmette telemetria, video e sensori LiDAR, ogni flusso riceve la priorità dettata dal profilo di missione. Un concetto affine al network slicing già mostrato da NTT DOCOMO su 5G SA per i taxi a guida autonoma, ma declinato su 4G per massimizzare la copertura esistente. maymobility.com
Dal punto di vista regolatorio la mossa è furba. Nei corridoi U-space europei, la raccomandazione EASA per il volo BVLOS richiede latenza sotto i 100 ms e collegamento ridondato; PPC garantisce la prima condizione e, se abbinato a SIM multiroute, copre la seconda. Uno studio lettone su voli logistici ha evidenziato che già oggi LTE può mantenere un RSRP di –100 dBm fino a 110 m di quota, purché la rete gestisca correttamente priorità e ritrasmissioni. mdpi.com
Qui entra in gioco un elemento che trovo particolarmente stimolante: la democratizzazione dell’aeromobile connesso. Finora chi voleva QoS doveva investire in 5G SA privato; PPC dimostra che si può spremere altro valore da un’infrastruttura 4G ancora ampiamente diffusa – perfetta per municipalità e PMI che non hanno budget per reti stand-alone. È un passaggio ponte, non un punto d’arrivo, ma potrebbe accelerare la curva di adozione e, di riflesso, spingere gli operatori a disegnare piani tariffari per mission-critical IoT anziché solo per smartphone.
Guardando avanti, NTT esporrà i risultati a Chiba durante Japan Drone 2025, proprio mentre il governo giapponese lavora a una cornice normativa di livello 4. In Europa intanto si spera nel regolamento definitivo U-space entro l’anno; se la politica imparerà qualcosa da Tokyo, potremmo vedere entro il 2026 droni di emergenza che sfruttano PPC su reti pubbliche affiancate al 5G SA dove disponibile.
Insomma, il Packet Prioritisation Control su LTE per droni è più di una demo: è un segnale – letteralmente – che la connettività “born mobile” può ancora reinventarsi, spostando l’innovazione dalla terra al cielo senza aspettare il lancio della prossima generazione di rete.