
L’Intelligenza Artificiale è arrivata al punto di non ritorno: secondo l’ultimo report di Boston Consulting Group appena pubblicato, solo un quarto delle banche mondiali utilizza oggi l’AI in modo realmente strategico, pur essendo il settore considerato più maturo in termini di adozione tecnologica. Il dato è allarmante perché la competizione si sposta rapidamente su terreno generativo e agentico: chi non corre adesso rischia di perdere nel giro di pochi anni quei tradizionali “moat” – complessità di prodotto, fedeltà del cliente, opacità tariffaria – che hanno garantito redditività per decenni.

La faglia strategica dell’AI
BCG definisce l’AI «una linea di faglia strategica» per il banking. Per anni gli istituti hanno collezionato progetti pilota di predictive analytics; oggi il salto di scala è la generative AI, capace di produrre codice, contenuti, persino decisioni in tempo reale. L’evoluzione successiva – l’“agentic AI”, fatta di assistenti autonomi che eseguono operazioni end-to-end – promette di spostare definitivamente il valore fuori dal perimetro bancario tradizionale.
Erosione dei vantaggi storici
Gli algoritmi permettono di confrontare in pochi secondi le condizioni offerte da decine di concorrenti e di cambiare provider con un clic. La trasparenza dei prezzi diventa la norma: margini su credito e commissioni transazionali, un tempo protetti dall’opacità, si comprimono. In parallelo le piattaforme digitali – da Apple Pay a WeChat – occupano la relazione col cliente. Se il brand bancario non evolve in “motore di consulenza” personalizzato, resterà un puro back-end di licenze e compliance.
Le cifre in gioco
McKinsey stima che la sola generative AI possa liberare fino a 340 miliardi di dollari di valore aggiuntivo annuo per il comparto finanziario, a patto di uscire dal “pilot purgatory” e riprogettare i processi end-to-end con logica data-driven.
Sul fronte pagamenti la fotografia è altrettanto chiara: il valore transato digitalmente potrebbe toccare 20 trilioni di dollari già nel 2025. Mastercard, che protegge oltre 159 miliardi di transazioni all’anno, segnala un miglioramento fino al 300 % dei tassi di intercettazione frodi grazie a modelli AI in-line.
L’Europa tra regole e opportunità
Nel Vecchio Continente il nodo è duplice: innovare rispettando il nuovo AI Act e cogliere le occasioni dell’AI Continent Action Plan, lanciato dalla Commissione ad aprile 2025, che mobilita 20 miliardi di euro l’anno in infrastrutture e competenze.
Perfino la Banca Centrale Europea sperimenta l’AI per prevedere le proprie mosse di politica monetaria, con un incremento di accuratezza dal 70 all’80 %. Se persino il regolatore abbraccia gli algoritmi, è difficile sostenere che le banche commerciali possano restare alla finestra.
Investimenti ancora timidi
Eppure un terzo degli istituti prevede di investire non più dell’1 % dei ricavi in AI nel 2025. Peggio: il 60 % non dispone di KPI chiari per misurare l’impatto dei progetti in corso. Di fatto la maggior parte delle risorse finisce in iniziative di produttività circoscritte – chatbot per l’help desk, estrazione automatica dei dati KYC – senza una strategia di trasformazione d’insieme.

Il punto di vista della redazione di TLCworld
Da osservatore del mercato italiano noto due tendenze contrastanti:
Le grandi banche stanno stratificando sistemi legacy con micro-progetti di AI “decorativa”, senza ripensare architetture dati e cultura organizzativa. Le fintech usano modelli generativi sin dal giorno zero, ma faticano a scalare per mancanza di capitali e licenze.
La vera sfida è un’alleanza coopetitiva: la banca offre il bilancio, la licenza e la fiducia; la fintech, la capacità di sperimentare in sprint e il talento ingegneristico. Senza questo innesto, il rischio è un mercato a due velocità, dove i campioni europei si vedranno scippare quote da big-tech extra-UE pronte a fornire “banking-as-a-service” via API.
La finestra di opportunità è limitata. «I prossimi cinque anni definiranno i successivi trenta», avverte BCG .
Chi agirà subito potrà ridefinire il concetto stesso di banca, trasformandolo da “istituzione” a “motore decisionale” che vive dentro lo smartphone del cliente, invisibile ma presente in ogni scelta finanziaria. Chi ritarderà si ritroverà a competere sul prezzo in un mercato dove la fiducia sarà stata dirottata altrove – probabilmente verso piattaforme che bancarie non sono … ma che di fatto già bancano il futuro.