Cari amici, il 4 dicembre scorso ho deciso di traslocare nella mia nuova casa e, logicamente, ho chiesto a Infostrada il trasloco della linea.
Tutto bene, mi fanno compilare un modulo da spedire per raccomandata, mi dicono che ci vorrà un mese e qualche giorno: "Sa, ci sono le Feste...", ma fiduciosamente spero che tutto vada per il meglio.
Mal me ne incolse!
Il 5 gennaio inizio a chiamare il 155 per sapere del destino della mia domanda: mi passano vari call centers in tutta Italia, e mi dicono qualsiasi cosa. Da "Pazienti ancora un poco", a "Guardi, il termine è scaduto oggi, domani verrà di sicuro il tecnico", fino all'assurda chiamata del 7 gennaio, quando una del call center dall'accento campano non mi mette l'orrenda musichetta e l'ascolto mentre parla col suo superiore: "Ma io non posso dirgli bugie!", sento chiaramente. La chiamata però si interrompe.
Ancora una chiamata nella serata dello stesso giorno, impiegato palermitano: "Guardi, la domanda è in un ufficio interno e non posso mettermi in contatto con loro perché il nostro sistema non ce lo permette". "Dunque - dico io - lei mi sta dicendo che non sa se e quando mi farete il trasloco di linea", "Appunto" è la risposta.
Dopo una settimana di attese e chiamate arriviamo all'epilogo: chiamo, mi risponde un'impiegata palermitana, mi mette in attesa per 20 minuti, poi spara sicura: "Sessanta giorni, ci vogliono sessanta giorni!". Io le rispondo pacato: "Ma che sta dicendo? Ma se io è un mese che chiamo e mi rispondete che ci vuole un mese e che il mese è spirato?". Lei, ridacchiando: "Eh, ma sa... la mia esperienza mi dice che... ci vogliono 60 giorni"... "Quindi, lei mi sta dicendo che devo aspettare il 5 febbraio. E se il 5 febbraio mi rinviate al 5 marzo?". "No, non può succedere". "E' sicura?" "Certo".
Ora, per chi non lo sapesse io faccio il giornalista e per me Internet è una questione vitale: a maggior ragione del fatto che oggi lavoro free lance, quindi se mi levate la connessione io posso impiccarmi. Aggiungete che ho speso anche 79 euro per una chiavetta che a Milano in Cattolica prende due-tre tacche di UMTS e a S. Stefano Ticino, dove abito, viaggia penosamente in GPRS. Aggiungete che quando ho scritto il pmio primo libro mi hanno tenuto in pieno agosto col telefono muto per 38 giorni e senza Rete, capite bene che io non posso farmi prendere in giro da una di un call center che non risponde di nulla e mi risponde ridacchiando mentre si sente rumore di unghie sugli specchi che: "la sua esperienza" le fa dire che ci vogliono 60 giorni per un trasloco. Allora leggi, carte servizi e quant'altro sono in libero arbitrio di un misterioso ufficio interno Infostrada che non parla con i call center e quindi non mi può dire quando invierà il tecnico?
Ho sempre pagato le bollette a Infostrada, nonostante i disservizi. Continuo a ritenerla una società seria, anche se ho avuto a che fare con personale francamente poco qualificato. Ma non ho molto tempo da perdere, io devo lavorare e così non va: chiamo il 187 e passo ad Alice Casa. Mi dice l'impiegato del 187: "Trasloco dell'Infostrada? Se hanno cominciato loro da lei, ma per quello che so io Infostrada non fa traslochi, il numero deve sempre rientrare in rete Telecom e dopo viene ceduto di nuovo". Non so se sia vero, io vi sto raccontando quello che ho ascoltato da queste persone e dunque chiedo ampio beneficio d'inventario (purtroppo non sono solito registrare le telefonate come faceva qualche presidente americano), ma - e questo è il busillis - se le cose stanno davvero così, perché il 155 non mi ha dato questa risposta? Che ne è stato della mia richiesta di trasloco cui il 9 dicembre scorso Infostrada aveva sussiegosamente risposto informandomi che avrebbe provveduto? Mistero. Un piccolo esempio di come si possa perdere un cliente in Italia.
Tutto bene, mi fanno compilare un modulo da spedire per raccomandata, mi dicono che ci vorrà un mese e qualche giorno: "Sa, ci sono le Feste...", ma fiduciosamente spero che tutto vada per il meglio.
Mal me ne incolse!
Il 5 gennaio inizio a chiamare il 155 per sapere del destino della mia domanda: mi passano vari call centers in tutta Italia, e mi dicono qualsiasi cosa. Da "Pazienti ancora un poco", a "Guardi, il termine è scaduto oggi, domani verrà di sicuro il tecnico", fino all'assurda chiamata del 7 gennaio, quando una del call center dall'accento campano non mi mette l'orrenda musichetta e l'ascolto mentre parla col suo superiore: "Ma io non posso dirgli bugie!", sento chiaramente. La chiamata però si interrompe.
Ancora una chiamata nella serata dello stesso giorno, impiegato palermitano: "Guardi, la domanda è in un ufficio interno e non posso mettermi in contatto con loro perché il nostro sistema non ce lo permette". "Dunque - dico io - lei mi sta dicendo che non sa se e quando mi farete il trasloco di linea", "Appunto" è la risposta.
Dopo una settimana di attese e chiamate arriviamo all'epilogo: chiamo, mi risponde un'impiegata palermitana, mi mette in attesa per 20 minuti, poi spara sicura: "Sessanta giorni, ci vogliono sessanta giorni!". Io le rispondo pacato: "Ma che sta dicendo? Ma se io è un mese che chiamo e mi rispondete che ci vuole un mese e che il mese è spirato?". Lei, ridacchiando: "Eh, ma sa... la mia esperienza mi dice che... ci vogliono 60 giorni"... "Quindi, lei mi sta dicendo che devo aspettare il 5 febbraio. E se il 5 febbraio mi rinviate al 5 marzo?". "No, non può succedere". "E' sicura?" "Certo".
Ora, per chi non lo sapesse io faccio il giornalista e per me Internet è una questione vitale: a maggior ragione del fatto che oggi lavoro free lance, quindi se mi levate la connessione io posso impiccarmi. Aggiungete che ho speso anche 79 euro per una chiavetta che a Milano in Cattolica prende due-tre tacche di UMTS e a S. Stefano Ticino, dove abito, viaggia penosamente in GPRS. Aggiungete che quando ho scritto il pmio primo libro mi hanno tenuto in pieno agosto col telefono muto per 38 giorni e senza Rete, capite bene che io non posso farmi prendere in giro da una di un call center che non risponde di nulla e mi risponde ridacchiando mentre si sente rumore di unghie sugli specchi che: "la sua esperienza" le fa dire che ci vogliono 60 giorni per un trasloco. Allora leggi, carte servizi e quant'altro sono in libero arbitrio di un misterioso ufficio interno Infostrada che non parla con i call center e quindi non mi può dire quando invierà il tecnico?
Ho sempre pagato le bollette a Infostrada, nonostante i disservizi. Continuo a ritenerla una società seria, anche se ho avuto a che fare con personale francamente poco qualificato. Ma non ho molto tempo da perdere, io devo lavorare e così non va: chiamo il 187 e passo ad Alice Casa. Mi dice l'impiegato del 187: "Trasloco dell'Infostrada? Se hanno cominciato loro da lei, ma per quello che so io Infostrada non fa traslochi, il numero deve sempre rientrare in rete Telecom e dopo viene ceduto di nuovo". Non so se sia vero, io vi sto raccontando quello che ho ascoltato da queste persone e dunque chiedo ampio beneficio d'inventario (purtroppo non sono solito registrare le telefonate come faceva qualche presidente americano), ma - e questo è il busillis - se le cose stanno davvero così, perché il 155 non mi ha dato questa risposta? Che ne è stato della mia richiesta di trasloco cui il 9 dicembre scorso Infostrada aveva sussiegosamente risposto informandomi che avrebbe provveduto? Mistero. Un piccolo esempio di come si possa perdere un cliente in Italia.