
🔌 Addio ADSL, benvenuta fibra!
FiberCop ha annunciato lo switch-off di oltre 2.000 centrali in rame entro 12 mesi: un passo decisivo verso un’Italia 100 % FTTH
La fine della vecchia e gloriosa ADSL in Italia ha finalmente una data di scadenza concreta. FiberCop – la società che ha preso in carico la rete secondaria di TIM dopo lo spin-off – ha comunicato ad AGCOM l’intenzione di dismissione di 2.055 centrali locali basate su rame entro i prossimi dodici mesi. L’annuncio è stato ufficializzato dall’Autorità con la delibera 458/24/CONS, pubblicata il 13 novembre 2024, che fissa anche le finestre minime di preavviso agli operatori: sei mesi se in centrale c’è solo bitstream o WLR, dodici mesi se la centrale ospita ULL puro.
Per chi lavora nel settore non è un fulmine a ciel sereno: si tratta del prosieguo del piano di “switch-off rame” avviato già a maggio 2024 con le prime 62 centrali in Veneto, Lombardia e Sardegna e proseguito a tappe forzate nel 2025. Secondo i dati raccolti da MondoMobileWeb e HDblog, il nuovo blocco da 2 mila impianti raddoppia quasi il numero di siti già in fase di spegnimento e interessa soprattutto i comuni dove la copertura FTTH di FiberCop o Open Fiber ha superato il 70 % delle unità immobiliari.
Perché serve (davvero) dire addio all’ADSL
Dietro la decisione non c’è solo la voglia di “staccare la spina” a una tecnologia nata a fine anni ’90. I conti energetici pesano: ogni armadio ADSL consuma in media 3-4 kWh al giorno, mentre un nodo ottico di pari capacità ne richiede circa un quarto. Basta moltiplicare per oltre 2 mila impianti per intuire che il risparmio supera facilmente i 2 GWh/anno, pari all’elettricità usata da una cittadina di 2-3 mila abitanti. In più, meno rame significa meno climatizzazione in centrale e meno componenti destinati alla manutenzione.
Il cronoprogramma ufficiale
Pubblicazione dell’elenco: novembre 2024 (AGCOM). Blocco nuovi accessi rame: immediato. Inizio migrazioni tecniche: a partire da maggio 2025 per le centrali bitstream, da novembre 2025 per quelle ULL. Switch-off completo: novembre 2025.
Le date permettono agli operatori wholesale di predisporre in tempo l’offerta di linee FTTH o FWA sostitutive, mentre i clienti finali riceveranno comunicazioni dedicate almeno 90 giorni prima dello spegnimento fisico dell’ADSL.
Il quadro industriale
Nel budget 2025 approvato a febbraio la stessa FiberCop annunciava un investimento di 2 miliardi di euro per coprire in FTTH altri 2 milioni di case, in linea con le milestone del PNRR e del piano “Italia 1 Giga”. L’azienda sottolineava inoltre l’accelerazione del “decommissioning della rete rame” come leva per migliorare sostenibilità ambientale e performance finanziaria.
Il disegno strategico è chiaro: liberare risorse (capex e opex) oggi spese per mantenere doppie infrastrutture e reinvestirle sulla fibra, più efficiente e con margini wholesale superiori. Non a caso, l’obiettivo a medio termine è di dismettere oltre 6.700 centrali (su circa 10.500 totali) entro il 2028, in perfetta sincronia con l’impegno di TIM nel primario.
Cosa cambia per utenti e operatori
Per gli utenti finali il passaggio, salvo eccezioni in aree ancora scoperte, sarà trasparente e quasi sempre migliorativo: velocità di picco fino a 2,5 Gbps (XGS-PON) contro gli storici “fino a 20 Mbps” dell’ADSL, latenze che scendono da 30-40 ms a valori sotto i 10 ms e una stabilità difficilmente paragonabile. Per gli operatori alternativi, però, non mancano scogli tecnici: migrare un cliente ULL implica a volte cambiare CPE, rifare la configurazione di rete e, in piccole realtà TLC, rivedere l’interconnessione con i nuovi POP ottici.
Un nodo critico è la gestione ISDN e linee speciali: se per il segmento residenziale esistono modem-router VoIP ormai plug-and-play, per negozi e studi professionali che usano terminali PBX o sistemi di teleallarme sarà necessario pianificare con cura l’adattamento.
Il mio punto di vista
Da appassionato delle TLC confesso che un pizzico di nostalgia per il “fischio” dei vecchi modem 56k rimane. Ma, mettendo da parte il romanticismo, il rame è arrivato al capolinea. E non solo per motivi prestazionali: la bolletta energetica delle telco pesa ormai quanto quella di un medio Comune, e spegnere apparati inefficienti è una scelta obbligata in un’epoca di bollette salate e obiettivi net-zero. L’Italia, partita con ritardo nel rollout FTTH, oggi ha un’occasione di sorpasso: eliminare la zavorra del doppio network e concentrare investimenti su un’unica dorsale ottica nazionale..