Dopo il recente blocco che ha coinvolto Cloudflare, questa volta è finito nel mirino anche uno dei domini utilizzati per i download su Google Drive: drive.usercontent.google.com. Questo dominio, essenziale per la distribuzione di file attraverso il servizio di Google, è stato bloccato a seguito di un apertura di un ticket su Piracy Shield:
Come si può vedere in questo screenshot, gli utenti su rete Vodafone e Fastweb visualizzano una schermata classica di AGCOM quando tentano di accedere a un sito bloccato:
In risposta alla scorretta attuazione del Piracy Shield, alcuni fornitori di servizi Internet (ISP) hanno deciso di prendere in mano la situazione, sbloccando il dominio senza autorizzazione. Sebbene ciò possa sembrare una soluzione al problema, viola le norme stabilite dal sistema del Piracy Shield, evidenziando ulteriormente la sua inefficacia e mancanza di controllo.
L’incompetenza e l’inefficienza del sistema Piracy Shield richiamano alla mente il tentativo fallito di fermare la condivisione non autorizzata in Francia tramite il sistema Hadopi. Analogamente al Piracy Shield, anche il sistema Hadopi ha presentato numerosi problemi, risultando infine inefficace nel raggiungimento dei suoi obiettivi. Le somiglianze tra questi due sistemi suggeriscono che il Piracy Shield italiano potrebbe rivelarsi un altro fiasco legato al copyright.
Gli esperti avevano messo in guardia sui potenziali problemi che potrebbero derivare da un programma di blocco dei siti privo di adeguati controlli e bilanciamenti in Italia. La situazione attuale del Piracy Shield conferma queste preoccupazioni e sottolinea la necessità di misure anti-pirateria più robuste e trasparenti.
In generale, il blocco di siti innocenti e l’incapacità del sistema di rispettare correttamente la legge rendono il Piracy Shield inefficace e privo di senso. Non solo ostacola le operazioni delle organizzazioni legittime, ma mina anche i principi di equità e giusto processo. Mentre questa situazione si evolve, è fondamentale che gli utenti di internet in Italia, gli attivisti per i diritti digitali, i professionisti legali, i proprietari di siti web e gli appassionati di tecnologia seguano da vicino gli sviluppi riguardanti il Piracy Shield e si facciano portavoce di un approccio più efficace e trasparente nella lotta contro la pirateria.
Rimane da chiedersi: quanto tempo ci vorrà prima che si intraprendano azioni concrete?