
Il 2 giugno 2025, l’Autorità di Regolamentazione della Posta e delle Comunicazioni Elettroniche (ARPCE) ha ufficialmente lanciato il bando di gara per il rilascio di tre licenze 5G in Algeria. Questo annuncio segna un traguardo significativo per il Paese nordafricano, che si prepara a fare il salto tecnologico verso la connettività di quinta generazione. Dopo anni di sperimentazioni e progetti pilota, la fase di assegnazione delle frequenze era ormai attesa dagli operatori e dalle istituzioni: l’obiettivo è avviare i primi servizi commerciali entro la fine del 2025, con un piano di rollout che privilegia inizialmente le aree urbane più densamente popolate e le zone con maggiore rilevanza economica.
Il lancio della gara arriva in un momento in cui il settore delle telecomunicazioni in Algeria sta affrontando diverse sfide, ma anche cogliendo opportunità di crescita: dall’ampliamento delle reti in fibra ottica all’incremento della capacità degli operatori mobili, fino alla spinta verso la digitalizzazione dell’amministrazione pubblica. In questo articolo cercheremo di spiegare, in modo tecnico ma allo stesso tempo amichevole e “solare”, cosa comporta concretamente il bando 5G, quali sono i player coinvolti, quali requisiti tecnici e finanziari vengono richiesti e quali prospettive si aprono per aziende, consumatori e istituzioni. Condividerò inoltre un mio punto di vista personale sulle potenzialità reali di questo passaggio, integrando informazioni tratte da diverse fonti autorevoli.
Il contesto normativo e il bando ARPCE
Dal punto di vista regolatorio, l’ARPCE funge da supervisore indipendente per il settore delle comunicazioni elettroniche: è sua la responsabilità di definire le regole del gioco, garantire la concorrenza e assicurare la qualità dei servizi. Con il “Bando di Gara n. 01/2025”, pubblicato sul sito ufficiale dell’ARPCE, si stabilisce che saranno assegnate tre licenze nazionali 5G valide per un periodo di 15 anni. Ogni licenza include l’accesso a porzioni di spettro in due bande principali: 100 MHz in banda TDD a 3,5 GHz (tra 3 400 e 3 500 MHz) e 5 MHz di spettro duplex a 700 MHz (tra 703–758 MHz e 758–813 MHz).
Le motivazioni tecniche di questa disposizione sono chiare: la banda a 3,5 GHz è dedicata a un deployment 5G ad alta capacità, capace di garantire velocità di picco superiori a 1 Gb/s e latenze attorno ai 10 ms, ideale per applicazioni industriali, smart city e streaming UHD. La banda a 700 MHz, invece, offre una copertura più ampia in contesti urbani e rurali, grazie alla maggiore penetrazione negli edifici e alla portata estesa, contribuendo così a ridurre i cosiddetti “white spots” nelle aree periferiche.
Dal punto di vista finanziario, il bando specifica che ogni operatore dovrà versare una somma minima iniziale di offerta, a cui si aggiungeranno versamenti annuali per il canone di concessione. Sebbene gli importi esatti non siano stati resi pubblici nel comunicato ARPCE, analisti del settore stimano un investimento complessivo di diverse centinaia di milioni di euro per ciascuna impresa vincitrice, considerando anche l’infrastrutturazione delle reti, l’acquisto di apparati e la copertura nazionale.
La procedura di gara si articola in più fasi:
- Presentazione delle offerte tecniche e finanziarie entro il termine stabilito (settembre 2025).
- Valutazione delle proposte da parte di una commissione ARPCE, che terrà in considerazione capacità tecniche, solidità finanziaria, esperienza in reti mobili e impegno nella copertura geografica.
- Assegnazione provvisoria delle licenze (prevista a ottobre 2025), seguita da eventuali chiarimenti amministrativi.
- Aggiudicazione definitiva e firma del contratto di concessione, con avvio immediato dei lavori di rollout.
Dal sito ARPCE emerge inoltre che saranno assegnate obbligazioni di servizio universale: ogni operatore dovrà garantire copertura 5G almeno all’80 % della popolazione urbano/metropolitana entro i primi due anni dalla firma, estendendosi progressivamente al territorio nazionale entro il quinto anno.
Gli operatori mobili e lo stato di preparazione
In Algeria, il mercato mobile è dominato da tre principali operatori: Mobilis (controllata dallo Stato tramite Algérie Télécom), Djezzy (di proprietà di Global Telecom Holding) e Ooredoo Algeria (gruppo qatariota). Al 2025, la suddivisione di mercato è approssimativamente la seguente: Mobilis detiene circa il 45 % dei clienti (22 milioni di abbonati), Djezzy il 30 % (15 milioni) e Ooredoo il 25 % (13 milioni) TS2 Space.
Negli ultimi due anni, ciascun operatore ha attivato progetti pilota 5G in partnership con vendor internazionali (soprattutto Huawei e Nokia). Mobilis, ad esempio, ha condotto test tecnici a inizio 2023 nelle aree di Algeri e Orano, misurando performance di velocità sopra i 800 Mb/s in laboratorio e latenze inferiore ai 15 ms TS2 Space. Djezzy e Ooredoo hanno seguito percorsi analoghi, concentrandosi su test in ambiente urbano con apparecchiature 5G standalone (SA) fornite da Nokia e Ericsson. Nonostante le buone metriche di laboratorio, la disponibilità commerciale è sempre stata vincolata all’arrivo del via libera normativo e all’assegnazione formale delle frequenze.
Va sottolineato che, anche se i tre operatori dispongono di competenze tecniche e investimenti per un rollout rapido, il backhaul in fibra ottica rappresenta un potenziale collo di bottiglia. In Algeria, Algérie Télécom (AT) sta completando un progetto nazionale di dorsale a banda ultra larga da 400 Gb/s, realizzato in collaborazione con Huawei, per collegare i principali nodi metropolitani e internazionali TS2 SpaceDeveloping Telecoms. Tuttavia, molte tratte interurbane e zone periferiche richiedono ancora infrastrutture di trasporto dati più robuste, senza contare che l’installazione di fibra ottica nelle aree rurali è ostacolata da ragioni orografiche e logistiche. Di conseguenza, alcune tratte potrebbero ricorrere a soluzioni di microonde o a tecnologie FWA (Fixed Wireless Access), almeno in fase iniziale.
A livello tecnologico, tutti e tre gli operatori hanno già modernizzato le loro reti core per supportare l’architettura 5G SBA (Service-Based Architecture), definita dallo standard 3GPP Release 15. Ciò consente di avere funzioni di core completamente virtualizzate, scalabili in cloud, capaci di gestire non solo i classici servizi voce e dati, ma anche funzionalità avanzate come network slicing, URLLC (Ultra-Reliable Low Latency Communications) e mMTC (massive Machine Type Communications). In pratica, non si tratta soltanto di “attivare l’antenna 5G”, ma di ridisegnare l’intero patrimonio infrastrutturale per renderlo più flessibile e pronto alle sfide dell’Internet delle Cose e dell’industria 4.0.
Infrastrutture, sfide e opportunità
Il dispiegamento della rete 5G è legato a diversi fattori di complessità:
- Adeguamento delle torri e delle stazioni radio base: oltre ai siti già attivi in 4G, occorre installare apparecchiature Massive MIMO (Multiple Input Multiple Output) in grado di gestire decine di fasci di segnale simultanei. Questi sistemi migliorano la capacità di trasporto dati e l’efficienza spettrale, ma richiedono investimenti in potenza elettrica, condizionamento e sicurezza.
- Backhaul su fibra ottica: come accennato, la spina dorsale di rete deve avere sufficiente capacità per sostenere i volumi di traffico 5G. In caso contrario, si rischiano congestioni e prestazioni degradate. Le partnership tra gli operatori mobili e AT sono quindi fondamentali per accelerare la posa di fibra, soprattutto verso i nodi di interconnessione internazionali (cavi sottomarini Mediterraneo/Atlantico).
- Gestione delle risorse spettrali: lo spettro 3,5 GHz è ambito anche da produttori di servizi privati (es. reti campus 5G per l’industria) e da autorità militari, pertanto la coordinazione tra ARPCE e Agence Nationale des Fréquences (ANF) diventa cruciale per evitare interferenze e garantire la convivenza tra usi civili e strategici.
- Accettazione sociale e salute: sebbene le evidenze scientifiche finora non abbiano confermato rischi legati alle emissioni 5G superiori rispetto alle tecnologie precedenti art.torvergata.it, la percezione pubblica è spesso influenzata da disinformazione e timori. Per questo motivo, è importante avviare campagne di comunicazione chiare, trasparenti e basate su dati concreti, dimostrando come le antenne 5G rispettino i limiti internazionali di esposizione EMF (Electromagnetic Field).
D’altro canto, le opportunità offerte dal 5G in Algeria sono molteplici:
- Digitalizzazione dell’economia: il settore manifatturiero, l’agricoltura di precisione, le smart city, l’e-health e l’e-learning potranno beneficiare di connettività ultra-veloce e latenza ridotta. Piattaforme IoT avanzate permetteranno di monitorare a distanza infrastrutture critiche (energia, trasporti, sicurezza ambientale) con maggiore efficienza.
- Investimenti esteri e sviluppo tecnologico: l’arrivo del 5G attrae multinazionali del settore ICT, startup locali e investimenti in infrastrutture. Programmi governativi come “Digital Algeria 2025” prevedono incentivi fiscali per startup tecnologiche e partenariati pubblico-privato per centri di ricerca e data center.
- Riduzione del divario urbano-rurale: grazie alla banda a 700 MHz, le aree meno servite dal fisso potranno accedere a Internet veloce via 5G FWA, migliorando la qualità della vita e sostenendo l’istruzione a distanza in zone remote.
- Competitività interna: la concorrenza tra Mobilis, Djezzy e Ooredoo stimolerà offerte più aggressive per i clienti finali, spingendo su piani dati con velocità più elevate e servizi a valore aggiunto (cloud gaming, telemedicina, video in realtà aumentata).
Il mio punto di vista personale
Guardando al quadro di insieme, credo che il lancio della gara 5G sia un passo coraggioso e necessario: l’Algeria non può più permettersi di restare indietro rispetto ai Paesi vicini come Marocco e Tunisia, i quali hanno già avviato i loro processi di assegnazione spettrale e di rollout 5G nel 2024 Developing TelecomsTS2 Space. Dal lato politico, l’impegno dichiarato dal governo di voler completare oltre 500 progetti digitali entro il biennio 2025-2026 dimostra un approccio strategico Telecompaper, ma occorrerà guardare con attenzione alla velocità di esecuzione e alla trasparenza nella gestione dei fondi pubblici.
Anche se le infrastrutture fisiche e il settore ICT stanno maturando, rimane una sfida culturale: molti abitanti, soprattutto nelle zone rurali, vedono ancora il cellulare come uno strumento “solo per chiamare” anziché come una piattaforma informatica. Accompagnare la diffusione del 5G con programmi di alfabetizzazione digitale e con iniziative scolastiche e universitarie è essenziale per evitare che la rete resti “inutilizzata” al massimo delle sue potenzialità. Dal canto mio, trovo stimolante immaginare uno scenario in cui piccole imprese agricole a sud di Algeri possano, entro il 2026, monitorare in tempo reale l’umidità del terreno e regolare automaticamente sistemi di irrigazione, grazie a sensori connessi in 5G. Oppure medici nelle aree più periferiche che eseguono consulenze a distanza con ospedali cittadini senza interruzioni, sfruttando la bassa latenza. Queste applicazioni non sono fantascienza: sono la strada che molti Paesi stanno già percorrendo.
Certo, non mancano i rischi: ritardi nella posa del backhaul, costi elevati per gli operatori, resistenze burocratiche e possibili ostacoli geopolitici legati ai fornitori di infrastrutture (molti progetti dipendono da Huawei, a sua volta soggetta a pressioni internazionali). Tuttavia, un ecosistema di rete aperto e diversificato—che comprenda non solo i vendor consolidati, ma anche realtà emergenti—potrebbe garantire un ambiente più resiliente.