
«Esplorare l’ignoto per plasmare il futuro»: con questa formula – ripresa oggi sul palco di Huawei Connect 2025 a Shanghai – David Wang ha presentato i due nuovi white paper “Intelligent World 2035” e “Global Digitalization and Intelligence Index 2025 (GDII)”. Non semplici brochure: sono due documenti corposi che provano a mettere ordine nelle onde lunghe dell’innovazione, con l’IA al centro e un occhio molto concreto a reti, cloud, data center, competenze e policy. L’annuncio globale è partito a inizio settimana e fa da cornice all’evento di Shanghai (18–20 settembre) dedicato al tema “All Intelligence”. huawei+1
Nel comunicato italiano si sottolinea subito il perimetro: dieci macro-trend che guideranno la trasformazione “smart” del prossimo decennio e, in parallelo, un indice quantitativo per aiutare i Paesi a estrarre valore dall’economia digitale. In altre parole: una visione e un cruscotto. Lato visione, Intelligent World 2035 è frutto – racconta l’azienda – di oltre 200 workshop e contributi da esperti, clienti e partner con metodologie ispirate a fonti come Nazioni Unite e World Economic Forum; lato cruscotto, il GDII 2025 aggiorna il precedente GDI e abbraccia 90 economie che coprono il 94% del PIL mondiale e l’83% della popolazione. huawei+1
I dieci orizzonti del 2035, senza liste ma con impatti concreti
Huawei parla chiaro: l’AGI sarà «il motore principale» della trasformazione e gli agenti evolveranno da esecutori a partner decisionali. È un cambio di paradigma che investe sviluppo software, esperienza utente e perfino l’architettura delle app: non più “isole” funzionali, ma nodi di servizio orchestrati da agenti capaci di richiamare competenze e servizi su comando naturale. L’interazione uomo-macchina abbandona progressivamente i menu a favore di linguaggi e interfacce multimodali; la co-programmazione umano-IA libera tempo per il design e la creatività. Sono tasselli della stessa traiettoria: meno attrito tra idea e implementazione, più automazione di qualità. huawei
Il mondo fisico entra in scena con la guida autonoma oltre il Livello 4, intesa come “terzo spazio” mobile, e con un’infrastruttura digitale che deve fare i conti con la domanda di calcolo e di dati. Qui il white paper alza l’asticella: la capacità di calcolo complessiva potrebbe crescere di 100.000 volte entro il 2035, superando gradualmente i limiti dell’architettura di von Neumann e aprendo a nuovi paradigmi hardware e software. È una stima aggressiva, e proprio per questo utile a fotografare la direzione: la frontiera del computing non si sposterà con un singolo miracolo tecnologico, ma con un insieme di innovazioni su materiali, processi, architetture e modelli. huawei+1
Cambia anche Internet: la proiezione più suggestiva parla di 9 miliardi di persone servite da 900 miliardi di agenti. Per le telco significa passare da una rete fatta per connettere persone e dispositivi a una rete capace di sostenere un “Internet agentico”, in cui gli agenti dialogano tra loro, prenotano risorse, negoziano priorità, chiedono banda on-demand. Wireless, ottico e data communication dovranno quindi adottare un approccio di ingegneria di sistema per costruire reti intelligenti, ultra-broadband e green. huawei+1
Il capitolo energia è quello più concreto e anche più scomodo. Secondo il documento, i data center globali potrebbero assorbire circa 1,5 trilioni di kWh nel 2035. È un numero pesante che, se preso isolatamente, rischia di paralizzare la crescita. Ma lo scenario proposto è dinamico: l’IA incorporata nei nuovi sistemi energetici consentirebbe di gestire l’energia “a token”, abilitando reti più elastiche e accelerando il passaggio alle rinnovabili, con eolico e solare al 50% del mix. Vale la pena incrociare questo dato con le analisi IEA: in uno scenario “High Efficiency”, l’agenzia stima i data center intorno ai 970 TWh nel 2035; nello scenario “Lift-Off”, oltre 1.700 TWh. La forbice è ampia e dipende da efficienza, localizzazione, colli di bottiglia di rete e adozione dell’IA: il che rende il 1,5 trilioni kWh di Huawei plausibile in uno spettro di possibilità. huawei+1
C’è anche la quotidianità: dal monitoraggio proattivo della salute – con l’IA che “potrebbe prevenire oltre l’80% delle malattie croniche” – ai robot domestici diffusi su larga scala in Cina; dagli ologrammi 3D sulle pareti di casa a sistemi aziendali predittivi che trasformano il ciclo dati-decisione-intervento. È una narrazione ottimista, ma ancorata a use case in rapida industrializzazione. intelligentcio.com
GDII 2025: la bussola (numerica) per i decisori
Se Intelligent World 2035 disegna l’orizzonte, il Global Digitalization and Intelligence Index 2025 prova a dire a che punto siamo, Paese per Paese. Il merito principale sta nel ricondurre i fattori classici della produzione – terra, lavoro e capitale – a tre controparti digitali: dati, talenti ICT, tecnologie digitali e intelligenti. Il modello di misurazione incorpora nuovi indicatori su scala e uso dei dati, ampiezza e qualità della connettività, capacità/efficacia di calcolo e storage, competenze ed ecosistemi di innovazione. È un cambio di prospettiva che, al netto dei limiti metodologici di ogni indice, aiuta governi e imprese a indirizzare politiche industriali mirate. huawei+1
Per l’Italia – e più in generale per l’Europa – il GDII è interessante perché mette sullo stesso tavolo infrastrutture e capitale umano. Connettività FTTH/5G, capacità di calcolo e storage sono insufficienti se non crescono talenti e competenze in grado di progettare, addestrare, governare sistemi di IA. Per chi opera nelle TLC la traduzione è immediata: investire solo in siti, spettro e backhaul non basta; servono piattaforme, toolchain e skill per automatizzare la rete, costruire servizi agentici e monetizzare i dati nel rispetto della privacy.
Un pensiero critico (ma costruttivo)
Come tutti i documenti “visionari”, anche questi white paper oscillano tra previsione e aspirazione. Alcune traiettorie – agentic Internet, co-programmazione, interfacce naturali – sono già misurabili in laboratorio o nei primi rollout; altre – AGI diffusa, 100.000× di compute – sono stime che dipendono da colli di bottiglia molto concreti: energia, supply chain dei semiconduttori, nuove architetture. La parte energia è quella che richiederà più realismo: se da un lato l’IA può ottimizzare generazione, dispacciamento e consumo, dall’altro senza normative snelle, accorciamento delle connessioni di rete, PPA su rinnovabili e una spinta all’efficienza (PUE, liquid cooling, acceleratori dedicati) rischiamo un freno a mano tirato. Le proiezioni IEA ci ricordano proprio questo: il 2035 può assomigliare tanto a uno scenario “High Efficiency” quanto a un “Lift-Off” energivoro. iea.blob.core.windows.net
Detto questo, la direzione di marcia indicata da Huawei – e ribadita in questi giorni a Shanghai – va presa sul serio: reti ultra-broadband e green, data center AI-ready, talento e ecosistemi. Non è un’agenda “di marketing”: è la check-list minima perché l’IA smetta di essere un demo e diventi PIL.