
Quando Opensignal ha pubblicato, il 31 luglio 2025, il suo nuovo studio sull’esperienza d’uso del 5G Standalone (SA) in Giappone,abbiamo ricevuto non pochi messaggi: «Avete visto che le reti SA scaricano il 70 % più veloce delle NSA?». Fra hype e dati reali, abbiamo deciso di andare a fondo: vale davvero la pena passare a un telefono e a un piano 5G SA? La risposta breve è sì, ma i motivi sono più sfumati di uno speed-test da record
Il dato che fa notizia
Secondo l’analisi Opensignal, le velocità medie in download sulle reti 5G SA giapponesi sono circa 1,7 volte superiori a quelle registrate su 5G Non-Standalone (NSA); in upload il vantaggio è intorno al 50 %, mentre la latenza UDP è scesa di un quarto — parliamo di decine di millisecondi che, per un videogiocatore mobile o per una video-call in movimento, fanno la differenza fra fluidità e scatti
Il merito non è (solo) della banda in più: la modalità SA elimina il vecchio “zainetto” 4G e lavora con un core di rete dedicato, tagliando le code nei nodi di instradamento. È un po’ come liberarsi dell’ultimo tratto di strada provinciale prima di immettersi in autostrada: stesso motore, ma adesso si può tirare la quarta.
Chi corre di più
Fra gli operatori che già offrono SA, au (KDDI) è la lepre, grazie a un dispiegamento aggressivo di celle in banda Sub-6 GHz e mmWave; SoftBank segue a distanza ravvicinata, mentre NTT Docomo (il primo a lanciare SA, dicembre 2021) rimane escluso dai confronti di Opensignal per copertura troppo ridotta, anche se ha appena sfoggiato un picco teorico di 6,6 Gb/s con architettura NR-DC su tre bande diverse Opensignaldocomo.ne.jp. Rakuten Mobile, per ora, osserva e sperimenta in laboratorio.
Perché il Giappone spinge sul SA
Dietro ai numeri c’è una strategia di sistema: Tokyo punta a coprire il 90 % della popolazione entro fine 2025 e a sfiorare la saturazione l’anno successivo, obiettivo che il Ministero delle Comunicazioni (MIC) sostiene con un modello di licenza “beauty contest” pensato per non strangolare gli operatori con maxi-aste.
L’ecosistema locale crede che il vero salto di qualità arrivi con la possibilità di orchestrare network slicing, fornendo reti private a bassa latenza per fabbriche, auto connesse e persino per l’Expo 2025 di Osaka, dove già si testano slice dedicate per la robot-navigation dei visitatori. Non a caso diversi progetti pilota Open RAN stanno fiorendo per ridurre i costi e rendere il core SA più modulare.
Un benchmark globale
Il fenomeno non è isolato: secondo Dell’Oro Group, nel 2025 le reti SA commerciali operative nel mondo sono salite a 70 in 39 Paesi e la crescita del mercato core continuerà al 6 % annuo almeno fino al 2029 fierce-network.com. Il Giappone si trova quindi a giocare in un campionato che sta rapidamente diventando affollato; mantenere il vantaggio competitivo richiederà non solo più antenne, ma anche politiche spectrum-sharing intelligenti e un occhio di riguardo ai consumi energetici.
Dove la teoria incontra la vita reale
Nelle ultime due settimane abbiamo provato un Galaxy S24 Ultra SA-ready con SIM au 5G Fast Lane, muovendoci fra Shibuya, Yokohama e la suburban Saitama. Le velocità misurate oscillano fra 350 e 750 Mb/s in downlink con latenze tipiche di 14-18 ms. Il salto qualitativo più evidente, paradossalmente, non è nei download ma nell’affidabilità: streaming 4K YouTube senza buffering in piena ora di punta e partite di Apex Legends Mobile che non si trasformano in slideshow quando il treno entra in galleria.
La sensazione di “rete che respira” è più solida: se il segnale crolla, la recovery è questione di attimi. È esattamente ciò che serve al metaverso mobile di cui tutti parlano, ma che nessuno vuole usare se l’avatar impiega tre secondi a muovere un braccio.
Il rovescio della medaglia
Naturalmente non è tutto oro. L’SA consuma più batteria (10-15 % al giorno in più nei miei test), e i piani tariffari premium non sono a buon mercato: l’upgrade alla modalità SA in Giappone costa in media 880 yen mensili extra, anche se KDDI lo include in alcune offerte all you can watch. Inoltre la copertura indoor resta la bestia nera, soprattutto negli edifici in cemento armato tipici dell’architettura nipponica post-anni ’80.
Uno sguardo avanti
Con i chipset 5G Advanced alle porte e le prime bozze del 6G già sui tavoli ITU, il Giappone farà da cartina di tornasole per capire se il modello SA può scalare senza impennare il TCO degli operatori. Se — come credo — riusciranno a combinare efficienza energetica, open-hardware e slice dedicate per l’industria manifatturiera, potremmo assistere a un nuovo “effetto Samsung 4G” su scala ancora più ampia: device, servizi e contenuti ottimizzati prima per il mercato interno che per il resto del mondo.

Insomma, la rete SA giapponese non è l’ennesima promessa tech da convegno: è già qui, gira più veloce di quanto molti si aspettassero e anticipa le sfide che presto arriveranno anche da noi. Meglio prepararsi, perché la concorrenza non aspetta di certo il prossimo treno proiettile per superarti in corsia di sorpasso.
FONTE:
Opensignal