
In un colpo di scena che mette il turbo alle speculazioni di mercato, la Corte Suprema indiana ha recentemente rigettato le petizioni di Bharti Airtel, Vodafone Idea e Tata Teleservices, che invocavano l’annullamento di sanzioni e interessi sugli onerosi debiti legati all’Adjusted Gross Revenue (AGR). È come se a una maratona di sopravvivenza, Vodafone Idea (Vi) si fosse giocata l’ultima carta solo per vedersela rimangiata all’ultimo chilometro dalla giuria, scatenando un brusco risveglio per un’azienda già sull’orlo del baratro Reuters@EconomicTimes.
Il nocciolo della questione è presto detto: la definizione di AGR, stabilita da una storica sentenza del 2019, include incassi “non-telecom” nella base imponibile dei canoni. Questa estensione ha fatto schizzare i debiti delle telco a livelli stratosferici: dal 2019 a oggi, le richieste di pagamento accumulate si aggirano intorno a 80.000 miliardi di rupie, tenute in vita da sanzioni e interessi su interessi The Times of India.
Le dimensioni numeriche tradiscono il dramma: Vodafone Idea chiedeva di scrivere a bilancio una rinuncia a interessi e penali pari a circa 450 miliardi di rupie (5,3 miliardi di dollari) per restare a galla. Airtel, meno in apnea, invocava una riduzione di 347 miliardi di rupie. Tata Teleservices, infine, ereditiera postuma di asset venduti ad Airtel, teneva sul groppone circa 190 miliardi telecoms.com.
Se da un lato la decisione della Corte Suprema appare inflessibile – definendo le richieste “misconceived” – dall’altro riflette un equilibrio politico-economico puntellato dal governo, che controlla quasi il 49 % di Vodafone Idea dopo aver convertito parte del debito in equity nel 2023 Reuters. Un’aggiunta di azioni avrebbe trasformato Vi in un PSU (Public Sector Unit), ma New Delhi ha scelto di non varcare quella soglia, frenata dal timore di dover sostenere ulteriori oneri fiscali.
La grafica del mercato non lascia spazio a sentimentalismi: le azioni di Vi sono crollate del 9 % il giorno successivo al verdetto, arrivando a toccare un minimo intraday in caduta libera The Times of India. Non proprio un arcobaleno di fiducia, insomma.
Il contesto di mercato
In un settore già dominato da Reliance Jio e Bharti Airtel, la crisi di Vodafone Idea rischia di scalfire la struttura oligopolistica, avvicinando il temuto duopolio. Le cifre di subscriber loss parlano chiaro: Vi ha perso 1,7 milioni di clienti solo a dicembre 2024, mentre Jio ha guadagnato oltre 3,9 milioni e Airtel 1 milione Business StandardNDTV Profit. Quando guardi quei numeri, capisci perché gli investitori si facciano venire i capelli bianchi.
A gennaio 2025, malgrado un leggero incremento complessivo degli abbonamenti in India (1.189,92 a 1.192,03 milioni), Vodafone Idea è rimasta in rosso, incapace di catturare nuova utenza e affondata dal peso dei debiti @EconomicTimes.
Un futuro in bilico
Le opzioni sul tavolo sono poche e tutte indigeste. Vodafone Idea ha già annunciato che, senza un’iniezione di capitale fresco o una ristrutturazione drastica, non ce la farà a sopravvivere oltre l’esercizio 2025–26. Il governo, da parte sua, pare più propenso a garantire un prestito o estendere moratorie – come quella in scadenza a settembre 2025 – piuttosto che aumentare la propria quota Light Reading. E anche questo potrebbe essere un boomerang: nuove dilazioni di pagamento allungherebbero il debito a dismisura, peggiorando il bilancio e allontanando potenziali investitori.
Personalmente, ritengo che la partita non sia chiusa: un partner industriale straniero, forse cinese o un altro grande operatore europeo, potrebbe fare al caso di Vi, pur con un ribasso consistente di valutazione. Oppure si aprirà uno scenario di consolidamento forzato, con Airtel in posizione di forza per un’acquisizione selettiva di asset a basso costo, modellando una geografia dei servizi più centralizzata ma meno competitiva ed economica per l’utente finale.
Conclusione
Il verdetto AGR non è solo un pezzo di carta con su scritto “no relief”: è una sveglia sonora per l’intero ecosistema indiano. Le telco non possono più rimandare i nodi al pettine, e la politica dovrà scegliere se difendere un mercato competitivo – a rischio oligopolio rigido – o lasciar fare il mercato inarrestabile dei creditori. Nel frattempo, Vodafone Idea dovrà decidere se trasformarsi nell’esempio di un rischio eccessivo o reinventarsi da zero, con idee talmente mobili da attraversare ogni tempesta regolatoria.