
Quando parliamo di innovazione telefonica, pensiamo subito al 5G, ai pieghevoli, alla fibra a 10 Gb/s. Raramente ci soffermiamo sulle soluzioni che cambiano la vita a chi non può udire o parlare agevolmente: oggi invece è il loro momento di gloria. Telia Norway ha appena acceso nel proprio core di rete la funzione Real-Time Text (RTT), una modalità che trasforma la finestra di una telefonata in un flusso di caratteri che scorrono in tempo reale, senza attendere il tasto “Invia”. Il debutto, annunciato con una nota ufficiale il 30 maggio 2025, è il primo nel Vecchio Continente e apre la strada all’adozione generalizzata prevista dalle normative europee per fine anno.
RTT non è una chat qualsiasi: è l’evoluzione digitale del vecchio TTY, integrata direttamente nello standard IP Multimedia Subsystem (IMS). Quando due dispositivi compatibili sono in chiamata voce 4G o 5G, un semplice tap sull’icona “T” attiva la digitazione sincrona; ogni carattere appare istantaneamente sullo schermo del corrispondente. Nulla viaggia su server di messaggistica, tutto rimane nel canale fonia, così da garantire priorità di rete identica a quella dell’audio. Per l’utente finale il costo è quello di una normale telefonata; per l’operatore, la banda occupata è trascurabile – l’equivalente di un vecchio fax compresso – ma il valore sociale è enorme.
È la conclusione di un percorso iniziato tre anni fa quando l’authority norvegese Nkom spiegava perché il Paese intendesse diventare il terzo al mondo a offrire la funzione, dopo Stati Uniti e Canada. L’idea di fondo era semplice: se gli smartphone già supportano la codifica RTT, manca solo l’interruttore nella rete mobile. Da allora il regolatore ha coinvolto industria, associazioni per non udenti e vendor di sistemi operativi, fino al traguardo odierno.
Telia non ha scelto una data a caso. Il 28 giugno 2025 scatterà l’obbligo, previsto dal Codice europeo delle Comunicazioni Elettroniche, di rendere l’RTT disponibile in tutti i servizi voce. Nello stesso giorno del 2027 dovranno essere pronti anche i centri di emergenza 112. Il conto alla rovescia, ricordano gli specialisti di nWise, sta spingendo operatori e produttori a rilasciare patch software dedicate; la finestra di mercato per farsi trovare primi – e percepiti come inclusivi – è adesso.
Sul piano pratico, la novità sarà graduale. Apple ha già l’interruttore RTT nei menu “Accessibilità → RTT/TTY”; in iOS per la Norvegia servirà soltanto un aggiornamento operatore. In Android basta entrare nell’App Telefono, scegliere Impostazioni → Accessibilità e attivare RTT: se il firmware riconosce il nuovo profile IMS dell’operatore, comparirà il pulsante durante la chiamata. Non è necessario alcun accessorio fisico, né una SIM speciale.
Telia sfrutta la propria rete VoLTE/5G standalone, proclamata a inizio anno “raggiunta al 100 % del territorio abitato” dall’analista Opensignal, e la integra con server call-session control che inoltrano i pacchetti testo a latenza inferiore ai 150 ms. L’azienda prevede di estendere la funzione anche alle chiamate verso i contact center aziendali, così da evitare tempi di attesa a chi digita più lentamente, e di lavorare con la Direzione dei Servizi di emergenza affinché il 113 sanitario e il 110 dei vigili del fuoco siano pienamente RTT-ready entro il 2026.
Un aspetto spesso trascurato è che RTT non interessa solo la comunità sorda. In situazioni di forte rumore, in riunione, o se la voce trema per lo stress di una chiamata al 112, la possibilità di digitare una frase – e vederla comparire istantaneamente all’altro capo – riduce gli errori, accelera la richiesta d’aiuto e semplifica la vita anche a chi sente benissimo ma, in quel momento, preferisce non parlare. Lo conferma la European Emergency Number Association, che considera RTT un tassello chiave per le “Total Conversation” (voce, video e testo simultanei) dei PSAP di nuova generazione.
Personalmente, trovo che questa sia la dimostrazione concreta di come la tecnologia, spesso accusata di essere fredda e impersonale, possa invece rendere le relazioni più umane. Immaginate un nonno ipoudente che, dopo anni di SMS asincroni, torna a “parlare” in diretta con i nipoti; o una turista straniera che, spaventata, contatta il 112 digitando ciò che vede. Per loro, l’RTT non è un gadget: è autonomia pura. Il compito ora è non fermarsi alla Norvegia. Servono pressioni simili in Italia, dove la piena attivazione dipenderà dalla prontezza di reti IMS e PSAP.
Chiudendo la chiamata, rimane una traccia testuale consultabile come fosse un registro, utilissima a fini di compliance e, perché no, di storytelling interno alle aziende. È il genere di “piccola” rivoluzione che, dieci anni fa, avremmo dato per scontata nell’era dei messenger, ma che solo oggi raggiunge la voce tradizionale. Meglio tardi che mai: la strada è aperta, il resto d’Europa seguirà.