
Quando si pensa all’Hajj viene naturale immaginare una distesa di tende bianche a Mina, il “cuore” logistico del pellegrinaggio. Oggi, in quell’oceano di coperture in teflon ignifugo, pulsa un sistema nervoso digitale: migliaia di sensori, telecamere IP, gateway 5G e algoritmi di analisi in tempo reale che Saudi Telecom Company (stc) ha collegato fra loro per trasformare semplici alloggi temporanei in “tende intelligenti”. Secondo il comunicato diffuso il 3 giugno 2025, l’operatore ha integrato nella propria rete un’infrastruttura IoT completa che monitora temperatura, umidità, qualità dell’aria, rilevamento fumo e flussi di persone, inviando allerte istantanee ai centri di comando della Protezione Civile saudita .
L’iniziativa non è nata dal nulla. Già lo scorso anno stc aveva sperimentato un prototipo di sensoristica LoRaWAN per la prevenzione incendi nell’area di Mina, dimostrando – in laboratorio e sul campo – tempi di reazione inferiori ai 30 secondi dal primo innesco di fumo . Il progetto 2025 compie il salto di scala: i dati ambientali confluiscono in un data-lake ospitato su piattaforma edge-cloud, abilitando dashboard geospaziali che gli operatori delle emergenze possono consultare da tablet rugged.
Telecompaper, che ha rilanciato la notizia, sottolinea come la rete 5G standalone dell’operatore saudita, insieme a funzionalità di network-slicing, garantisca banda e latenza dedicate ai flussi mission-critical, isolandoli dal traffico consumer durante i picchi di connessione dei pellegrini . È un dettaglio tecnico ma fondamentale: nel 2024, durante i momenti di maggiore affluenza, la rete dati dell’area del Grande Moschea ha toccato 4,1 Tb/s; senza un “corsia preferenziale” le immagini delle telecamere termiche non arriverebbero mai al SOC centrale in tempo utile.
La cornice di Vision 2030 impone che la tecnologia resti invisibile alla spiritualità dei fedeli. Eppure, come racconta Gulf Business nel suo focus sulle sei innovazioni più impattanti di quest’anno, i pellegrini percepiscono già benefici concreti: tende più fresche grazie al controllo automatico dei condizionatori, percorsi di evacuazione segnalati via app multilingue, code smaltite più rapidamente grazie al tracciamento anonimo dei flussi .
Sul versante infrastrutturale, l’Autorità per lo sviluppo di Mina ha completato un massiccio piano di ammodernamento dei padiglioni: a oggi la “tent city” può ospitare oltre 2,6 milioni di persone in moduli resistenti al fuoco, climatizzati 24/7 da 45.600 nuovi gruppi di condizionamento, tutti gestiti via IoT per ridurre i consumi energetici . La sostenibilità, del resto, è il secondo pilastro del progetto stc: ogni cluster di tende viene alimentato da microstazioni solari ibride che, nei momenti di carico minimo, reimmettono energia in rete.
Da osservatore esterno, mi colpisce un dato: la convergenza fra telecomunicazioni e gestione delle grandi folle non è più tema da case-study accademico ma prassi operativa. Un pellegrinaggio che fino agli anni Novanta era funestato da incendi letali o calche incontrollate, oggi diventa un laboratorio di smart-city estrema, dove milioni di “nodi umani” si muovono in spazi limitati sotto l’occhio vigile – ma discreto – dell’intelligenza artificiale. È un’evoluzione che, a mio avviso, può fungere da modello per qualunque mega-evento globale, dalle Olimpiadi ai grandi festival musicali.
Chiudendo il cerchio, stc rende disponibile un’API pubblica (documentata su GitHub) che consente alle agenzie governative di integrare dati anonimi sulle densità in tempo reale nei propri sistemi di gestione del traffico. Una scelta di apertura rara in contesti ad alta sensibilità come questo, che potrebbe accelerare ulteriore innovazione locale.