
Servizi satellitari D2D: tra hype e realtà
Gli smartphone che si collegano direttamente ai satelliti – senza antenne esterne o telefoni “rugged” – popolano ormai gli spot pubblicitari. Eppure, l’analista Tim Farrar ricorda che «le prestazioni odierne non vanno oltre messaggistica d’emergenza e pochi kbps» .
A che punto siamo davvero?
Cos’è il Direct-to-Device (in 2 righe)
È la versione “dall’orbita bassa” di una cella telefonica: il satellite usa frequenze mobili esistenti o bande MSS per dare copertura dove il 5G terrestre non arriva.
Dove siamo nel 2025 (H2)
iPhone e Pixel offrono SOS via satelliti Globalstar o Skylo, ma solo per messaggi d’emergenza . AST SpaceMobile ha superato i 10 Mbps in download negli ultimi test con BlueWalker 3 . Lynk Global ha appena ottenuto dall’FCC l’estensione di licenza per lanciare il servizio commerciale a Guam e Marianas e ha dimostrato chiamate voce con Turkcell in Anatolia rurale .
I limiti strutturali
Capacità
Un unico fascio satellitare copre centinaia di km²: gli stessi 5 MHz devono essere condivisi da troppi utenti, con velocità da 10-100 kbps .
Spettro
Servono accordi nazionali per riutilizzare le frequenze mobili in orbita; in Europa i regolatori stanno ancora scrivendo le regole (consultazione Ofcom, quadro CEPT) .
Latenza & visibilità cielo
30-40 ms di andata più ostacoli urbani: il servizio funziona davvero solo in spazi aperti.
Energia a bordo telefono
Il chipset deve alzare la potenza TX quando il satellite è basso sull’orizzonte, riducendo l’autonomia.
Chi sta investendo (e perché) (H2)
MNO – Verizon, AT&T, Turkcell, Telefónica ecc. cercano copertura di resilienza per disastri naturali e zone rurali. OTT & Big Tech – Apple usa la feature come differenziatore premium; Google ne fa un vantaggio “Pixel-only” . Costellazioni LEO – SpaceX/Starlink punta a “supplemental coverage from space” approvato dall’FCC , mentre AST e Lynk mirano a rovesciare il modello MNO-centrico con satelliti che agiscono da “torri in orbita”.
Quando ci servirà davvero ?
SOS & calamità: unico caso d’uso già concreto (salvataggi in mare, trekking, uragani). Applicazioni IoT sparse: agricoltura di precisione, boe oceaniche, container tracking. Mercati emergenti: colmare il digital divide dove costruire torri è antieconomico.
Finché lo spettro resterà limitato e i satelliti pochi, il D2D sarà complemento, non sostituto, delle reti terrestri. Ma prepararsi ora è strategico per operatori e device-maker.