
Il segnale è sempre più chiaro: la rete 3G di MTN South Africa sta per spegnersi. Nella conferenza stampa del 29 maggio 2025 a Johannesburg il CEO Charles Molapisi ha confermato che l’operatore ha iniziato a “collassare” porzioni di 3G laddove la copertura 4G è già robusta, con l’obiettivo di dismettere completamente lo strato 3G entro il 2027, in linea con la roadmap nazionale per il tramonto del 2G/3G fissata dal governo sudafricano al 31 dicembre 2027 Techpoint Africaconnectingafrica.com.
Nello stesso tempo, però, lettere inviate ai clienti di Città del Capo parlano di un traguardo anticipato al 31 dicembre 2025, frutto di un progetto pilota che ha già spento il 3G in alcuni quartieri Data Center Dynamics. Il risultato è una comunicazione a due velocità: da una parte la scadenza governativa, dall’altra l’ambizione – non ancora scolpita nel marmo – di MTN di correre più veloce della normativa.
Perché dismettere il 3G è (ancora) un tema tecnico prima che commerciale
Il 3G in Sudafrica nasceva per portare Internet sul cellulare a inizio anni Duemila; oggi, quel medesimo spettro radio è “pregiato” e irrimediabilmente inefficiente. Ogni megahertz che rimane ancorato al 3G è un megahertz sottratto a 4G e 5G, che possono trasportare da 3 a 10 volte più traffico con costi energetici inferiori. MTN gestisce già oltre 4 000 siti 5G (copertura 44 %), con l’obiettivo di arrivare al 60 % entro fine 2025 Techpoint Africa. Spegnere il 3G consente quindi di rifarmare lo spettro a favore delle tecnologie nuove, migliorare l’esperienza utente, tagliare la bolletta elettrica e – dettaglio non trascurabile – alleggerire la manutenzione di un layer ormai datato.
Il nodo “digital divide”: smartphone a 99 rand e incentivi alla migrazione
La vera sfida non è spegnere le antenne, ma mettere in mano a chi usa ancora un feature phone 3G un dispositivo 4G/5G a prezzo umano. MTN ha appena lanciato un piano in tre fasi per distribuire 1,2 milioni di smartphone 4G a partire da 99 rand (poco più di 5 euro) ai clienti prepagati con minori disponibilità economiche Reuters. Prima tappa: 5 000 utenti test in Gauteng già a maggio 2025; entro fine 2026 i telefoni low-cost raggiungeranno oltre 1,1 milioni di persone, riducendo il rischio di esclusione digitale che un blackout 3G potrebbe accentuare. L’operatore ha stimato un costo operativo di 150-190 rand per unità, assorbito internamente per non gravare sugli utenti.
2G, l’altra eredità difficile
Molapisi è stato chiaro: mentre il 3G sarà spento per sempre, una “strisciolina” di 2G resterà in vita più a lungo, soprattutto per i dispositivi machine-to-machine come contatori intelligenti e sistemi di allarme che girano su modem GSM a bassa banda Techpoint Africa. Il 2G, infatti, garantisce copertura capillare e consumi energetici minimi, ideale per IoT a pacchetti minuscoli. Questo spiega perché il Governo abbia scelto una transizione in due tempi (prima 3G, poi 2G), lasciando un cuscinetto regolatorio fino al 2027 connectingafrica.com.
Timeline: 2025, 2026 o 2027?
- 2024 – Il ministero delle Comunicazioni pubblica in Gazzetta la proposta di switch-off graduale di 2G e 3G entro fine 2027.
- Febbraio 2025 – MTN avvia un pilot di spegnimento 3G in alcune aree di Città del Capo, comunicando ai clienti una data finale al 31 dicembre 2025 Data Center Dynamics.
- Maggio 2025 – Conferenza stampa a Johannesburg: Molapisi ribadisce il traguardo “entro il 2027”, ma lascia intendere che parti dell’infrastruttura saranno spente prima.
In pratica, se i test di migrazione fileranno senza intoppi, MTN potrebbe completare lo shutdown nazionale già nel 2025-26 e mantenere un micro-layer 2G fino alla scadenza normativa.
Il contesto africano e le lezioni per l’Europa
Secondo GSMA i consumi dati medi dell’Africa Subsahariana saliranno da 1,9 GB al mese nel 2023 a oltre 8 GB nel 2030 itweb.co.za. È la stessa impennata che in Europa ha giustificato l’addio al 3G fra il 2021 e il 2024, ma con due differenze sostanziali: penetrazione 4G/5G più bassa e PIL pro-capite inferiore. L’approccio di MTN – smartphone sovvenzionato, spegnimento progressivo per aree geografiche, salvaguardia 2G IoT – potrebbe diventare il blueprint per molti altri Paesi emergenti. Da osservatore europeo mi colpisce la creatività finanziaria: 99 rand coprono appena il 13 % del prezzo reale di quei dispositivi, il resto è investimento di lungo termine per trattenere i clienti e far crescere l’ARPU. È un esempio di come la sostenibilità economica di un network non passi solo dal CAPEX in antenne ma anche dal “capitale umano” dei propri abbonati.
Cosa aspettarsi nei prossimi due anni
Nei prossimi 18-24 mesi vedremo tre fenomeni concomitanti: un incremento delle portabilità verso operatori che offrono pacchetti dati più ricchi, un’impennata della domanda di smartphone ricondizionati 4G/5G e lo “storico” trasferimento dei 900 MHz dal 3G al 4G. Chi continuerà a usare apparecchi 3G fuori dalle grandi città potrebbe sperimentare graduali cadute di rete, ma non un taglio netto: MTN e gli altri operatori hanno tutto l’interesse a gestire la transizione senza shock.
Il mio giudizio
Dal punto di vista tecnico la decisione è inevitabile; il 3G, nato per la navigazione “a megabyte” e per il vecchio VoIP, non regge più ai requisiti di latenza del cloud gaming né alle esigenze di throughput del video HD. La vera cartina al tornasole sarà la capacità di MTN di mantenere la promessa di inclusione digitale. Se il modello delle “tariffe solidali” a 99 rand funzionerà, sarà un case study da adottare in numerosi mercati emergenti. Se invece resteranno sacche di utenti esclusi, il piano di spegnimento rischierà nuovi rinvii. Personalmente scommetto che il 2025 segnerà la fine operativa del 3G nelle aree urbane, mentre le zone rurali vedranno gli ultimi bit 3G sparire solo nel 2026; tutto sommato, MTN porterà a casa il risultato prima della deadline ministeriale