
Nel fermento tecnologico di COMPUTEX 2025 a Taipei è emersa una novità che punta dritta al futuro delle comunicazioni: l’Industrial Technology Research Institute (ITRI), in squadra con MediaTek e Chunghwa Telecom, ha presentato la prima stazione base B5G Non-Terrestrial Network (NTN) “wide-coverage” pronta per i satelliti. In altre parole, parliamo di un’antenna cellulare che, anziché affidarsi soltanto a torri terrestri, dialoga senza soluzione di continuità con satelliti in orbita bassa, media o geostazionaria, estendendo il segnale là dove oggi il 5G si ferma: oceani, deserti, rotte aeree e regioni estreme.itri.org.tw
Il prototipo – già collaudato su più orbite – nasce da un’intuizione semplice: aggiornare via software una “normale” stazione radio 5G affinché possa parlare la stessa lingua dei satelliti. Il risultato (testato nel campo prova di Chunghwa Telecom a Yangmingshan) è un nodo di rete capace di passare al volo dal backhaul terrestre a quello satellitare, garantendo continuità di servizio anche in condizioni meteorologiche proibitive o in scenari di emergenza.itri.org.tw
Perché Beyond 5G e perché NTN
Con l’etichetta B5G si indicano tutte le evoluzioni a cavallo fra il 5G “puro” e l’embrionale 6G: potenze radianti più efficienti, latenze sotto i 5 ms, intelligenza artificiale nativa e – soprattutto – integrazione con mezzi non terrestri. Proprio su quest’ultimo fronte entra in gioco la sigla NTN, ufficialmente normata da 3GPP a partire da Release 17 e potenziata nella nuova Release 18, che introduce ulteriori frequenze e modelli di traffico dedicati al collegamento diretto con i dispositivi mobili.Rohde & Schwarz
L’idea non è fantascienza: smartphone e sensori industriali diventeranno multimodali, scegliendo in tempo reale la via migliore – torre cellulare, satellite LEO, oppure backhaul su HAPS – per consegnare il pacchetto dati. Il traguardo è un manto di copertura globale, “cucito” insieme da più layer sovrapposti, ognuno con i suoi punti di forza.
Un tassello che vale miliardi
Secondo stime recenti, il mercato NTN passerà da 5,5 miliardi $ nel 2024 a quasi 200 miliardi $ nel 2034, con un CAGR superiore al 40 %.IIoT World Numeri gonfiati? Forse. Ma basti pensare alle applicazioni industriali già in roll-out: monitoraggio di pipelines nell’Artico, smart-farming in altopiani senza fibra, tracciamento in tempo reale di container transoceanici, droni di soccorso in aree colpite da calamità naturali. In tutti questi scenari, la connettività “ibrida” è l’unica soluzione economicamente sostenibile.
Uno sguardo dentro la stazione base
ITRI non ha svelato ogni dettaglio architetturale, ma sappiamo che:
- Il cuore radio è un O-RAN multi-banda con beamforming digitale, accoppiato a un software stack conforme 3GPP R17.
- Il front-end amplifica sia bande sub-6 GHz (per NB-IoT e NB-NTN) sia porzioni in Ku-band per collegarsi ai satelliti Geo o LEO di prossima generazione.
- Tutto è orchestrato da un controller AI che adatta potenza e modulazione in base alla latenza target e al profilo di traffico – un aspetto fondamentale quando il link salta da 20 ms (LEO) a 600 ms (GEO).
Questi accorgimenti permettono di lanciare il direct-to-cell senza cambiare smartphone: basta che il chipset – e qui entra MediaTek – supporti il nuovo profilo NTN. Dal lato operatore, la stessa antenna diventa un asset flessibile: serve l’entroterra montuoso? Ci si appoggia al satellite. Torna la connettività terrestre? Il traffico viene riversato in backhaul fibra o microonde.
Il tocco di ITRI fra AI e sostenibilità
A rendere il demo ancora più spettacolare è stata la cornice del Tech Hub: insieme alla stazione NTN, ITRI ha fatto girare robot logistici, un sistema di modellazione 3D via smartphone e una piattaforma di energy-storage ottimizzata dall’intelligenza artificiale. Il vicepresidente Pang-An Ting ha usato una metafora calzante: “AI come cervello, robot come sistema sensoriale, NTN come sistema nervoso ed energy management come sistema circolatorio”.itri.org.tw

Un pensiero personale
Lavoro con reti industriali in ambito energia e, più volte, ho visto progetti bloccati dalla mancanza di backhaul in zone remote: cablare costa troppo, il 5G non arriva e i satelliti tradizionali sono lenti e ingombranti. Una stazione base che parla con i satelliti ma resta compatibile con l’ecosistema 5G potrebbe finalmente sbloccare la tele-diagnostica di dighe alpina, il monitoraggio anti-incendio in foreste e perfino l’aggiornamento firmware di sensori agricoli a migliaia di chilometri dal NOC. È un cambio di paradigma che riporta al centro la resilienza: la rete non è più un singolo punto di fallimento, ma un mosaico adattivo di link e orbite.