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Forse finalmente novità in arrivo per il Wi-Fi!

Fedelissimi
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ho letto questo articolo che parla della futura espansione del Wi- Fi sarebbe ora

http://www.mixerpress.it/news.asp?ID=179

Pronti al cambiamento?

Facciamo il punto sulla liberalizzazione del wi-fi…

di Laura Cardillo

A goderne di più saranno i giovani.
Il Wi-Fi “libero” interesserà infatti specialmente la Y Generation, quella, per capirci, che usa il pollice opponibile soprattutto per mandare sms, inviare mail, “postare” su Twitter dallo smartphone. D’altra parte coinvolgerà anche gli Esercenti più attenti al servizio e quelli al passo con i tempi. La zona Wi-Fi all’interno del locale se in Italia rappresenta un’innovazione, è una realtà più che rodata in Europa e negli States.

Il vecchio Decreto
Dal luglio del 2005, il Decreto Legge Pisanu limita l’uso pubblico della rete Wi-Fi: è possibile connettersi a un hot spot solo dopo aver fornito al gestore dell’esercizio le proprie generalità. Non solo: è lo stesso gestore a dover chiedere una licenza alla Questura per poter fornire un accesso internet ai clienti.
La legge introdotta nell’ambito di un piano antiterrorismo dall’allora Ministro dell’Interno, Pisanu appunto, seguì i tragici attentati della metropolitana di Londra. Testualmente, il Decreto Legge 144 (convertito dalla legge 155/05) recita, nella parte che riguarda gli accessi Internet via Wi-Fi (articolo 7, comma 1): «fino al 31 dicembre 2010, chiunque intende aprire un pubblico esercizio o un circolo privato di qualsiasi specie, nel quale sono posti a disposizione del pubblico, dei clienti o dei soci apparecchi terminali utilizzabili per le comunicazioni anche telematiche, deve chiederne la licenza al questore. La licenza non è richiesta nel caso di sola installazione di telefoni pubblici a pagamento, abilitati esclusivamente alla telefonia vocale». Non solo: il gestore è tenuto ad osservare «il monitoraggio delle operazioni dell’utente» e «l’archiviazione dei relativi dati..., nonché le misure di preventiva acquisizione di dati anagrafici riportati su un documento di identità dei soggetti che utilizzano postazioni pubbliche non vigilate per comunicazioni telematiche ovvero punti di accesso ad Internet utilizzando tecnologia senza fili».
Questa macchinosa procedura burocratica ha allontanato in passato gli Esercenti dall’idea di progettare Wi-Fi Zone nei locali pubblici e ai consumatori di farne uso. Ma le cose potrebbero cambiare dal primo di gennaio: il Consiglio dei Ministri infatti ha approvato a inizio novembre “il Pacchetto Sicurezza” che comprende anche la liberalizzazione delle connessioni internet (mantenendo tuttavia adeguati standard di sicurezza).

Problemi di tempistica
Fin qui si direbbe tutto bene. Qualche problema, invece, è sorto. Il Decreto Pisanu del 2005 che bloccava il Wi-fi doveva essere provvisorio, ma in realtà anno dopo anno è stato sempre prorogato. Questa dovrebbe essere la volta buona, ma il disegno di legge andrebbe approvato prima della scadenza del dicembre 2010. Quindi il timore è che la nuova legge non sia pronta in tempo e che venga “tamponata” con una proroga del decreto precedente risolvendosi in un “nulla di fatto”.

Cosa cambia per il gestore
Ciò che la parte Internet del vecchio decreto prevedeva per il gestore dei locali pubblici era innanzitutto l’obbligo di chiedere il permesso di offrire il servizio Wi-Fi in Questura. Il secondo punto prevedeva - sempre per il titolare - l’impegno a mantenere la traccia in un archivio di tutta la navigazione dei clienti. Infine l’obbligo di ogni utente ad identificarsi consegnando una fotocopia di un documento prima dell’inizio della navigazione. Secondo quanto emerso dal Consiglio dei Ministri, dovrebbe sparire il primo punto, ovvero niente permesso in Questura.
Sul secondo punto ad oggi non c’è chiarezza: sembra che l’archiviazione sarà ancora vincolante e dunque il Wi-fi per il Pubblico Esercizio non sarebbe poi così libero. E la terza questione? Sempre più oscura: il Ministro Maroni sostiene che la norma che imponeva l’identificazione dell’utente verrà sostituita con un’altra in cui “le esigenze di liberalizzazione saranno contemperate con le esigenze di sicurezza”.

Grana risolta?
Il sito del Ministero recita “libera navigazione” ma “mantenendo gli adeguati standard di sicurezza”.
Il Wi-Fi libero sembrerebbe di conseguenza accompagnato dall’autenticazione via sms dei fruitori del servizio. In altre parole, quando ci si collega senza fili da un Pubblico Esercizio, apparirà sullo schermo una finestra in cui inserire il proprio numero di cellulare. A quel punto si riceverà un sms con la password per iniziare la navigazione. Dunque il riconoscimento via messaggio terrebbe comunque una traccia di chi si “agganciasse” con smartphone, notebook, iPad al segnale messo a disposizione in un locale pubblico. In tal modo il Wi-Fi sarebbe libero per chi lo offre ai clienti (e il costo del software di autenticazione dovrebbe essere del gestore) ma non per i clienti, che prima di poter navigare e utilizzare i servizi del web, dovrebbero autenticarsi con un codice ricevuto via SMS. Resta dunque piuttosto macchinoso e poco chiaro…

Che cosa succederà?
Una maggiore diffusione degli accessi senza fili è fortemente auspicabile.
Ma questo sfaterà un equivoco: che il Wi-Fi “aperto” sia sinonimo di gratuito.
Le connessioni più diffuse saranno quelle a pagamento. Potrà svilupparsi una rete di fornitori di accessi (Isp) che proporrà ai commercianti collegamenti Wi-Fi con una spesa. Sarà poi l’Esercente a decidere se accollarsi il costo oppure metterlo in conto al cliente. Se pensiamo che attualmente gli italiani che navigano attraverso gli smartphone sono 11 milioni e il mercato dei telefonini e dei tablet cresce del 21%, il Wi-Fi potrebbe essere un’ottima occasione di metterci in pari con l’Europa e gli Stati Uniti. Purtroppo occorrerà ancora del tempo per risolvere le incognite. ..

A chi conviene?
Sulla carta, a tutti. Da chi gestisce il servizio, a chi lo riceve, a chi lo usa. A New York ci sono hot spot persino in mezzo a Central Park. Questo perché l’uso di Internet è diventato fondamentale in ogni luogo, come quello del cellulare. In Italia siamo piuttosto indietro da questo punto di vista da una parte perché il Decreto ha limitato l’espansione, dall’altra perché manca cultura su ciò che è “free”. Inoltre chi compra uno SmartPhone, un Pc o un Tablet ha spesso già un abbonamento fisso.
Ma esistono categorie di locali a cui invece una Wi-Fi Zone, ben evidenziata da vetrofanie o insegne, può tornare utile per concedere un servizio che fidelizzi e accresca la clientela. Ad esempio, i Bar o i Fast Food frequentati da studenti o da giovani universitari, fra i quali gli stranieri in Erasmus.
E ancora: i locali dove transitano molti turisti, quelli nelle vicinanze di stazioni ferroviarie, aeroporti, porti o snodi particolari. Infine il collegamento internet senza fili è un’opportunità anche per il locale frequentato da una clientela business, come professionisti e manager che non perdono d’occhio una mail…


Il parere di Sommariva
Spero vivamente che dal 1° gennaio 2011 il Wi-Fi al Bar diventi più libero. Avere la possibilità reale di connettersi liberamente in rete renderà i nostri locali ancora più attraenti di quanto già lo siano in quanto centri di discussione e di informazione diffusi su tutto il territorio. Dai tempi di Lascia o Raddoppia, passando attraverso le Tv private, quella a pagamento, alla webtv, di strada ne è stata fatta tanta. E se ne sarebbe fatta ancora di più in questa direzione se non ci fossero ancora blocchi allo sviluppo come quello inserito nel Decreto Pisanu. L’accesso diffuso a servizi avanzati su Internet, sia da fisso che in mobilità, e lo sviluppo di infrastrutture telematiche avanzate, sono una priorità strategica di ogni moderna società: non c’è sviluppo sociale, economico e culturale in assenza di un sistema di telecomunicazioni digitali efficiente e pervasivo che garantisca un servizio universale a cittadini e imprese. Ma il problema vero che ostacola una maggior diffusione delle rete Wi-Fi nel nostro Paese non è tanto il divieto dell’anonimato (in molti Paesi ci sono dei Decreti Pisanu ma le cose funzionano bene ugualmente), quanto quello del farraginoso iter autorizzativo per l’installazione delle antenne indispensabili per il funzionamento delle reti, quello della tarrifazione dell’energia elettrica necessaria e quello dei pregiudizi sulla presunta pericolosità delle emissioni di radiofrequenze. Ecco perché stiamo lavorando sia sul Ministero degli Interni (per un superamento reale del “Pisanu”) che su quello delle Comunicazioni (per la sburocratizzazione delle procedure autorizzatorie delle reti non anonime).
 
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