
Il connubio fra intelligenza artificiale e reti 5G non è più un’aspirazione dei centri di ricerca: secondo il nuovo “State of Enterprise Connectivity Report 2025” di Ericsson, il novantatré per cento dei responsabili IT statunitensi reputa il 5G “essenziale” per l’innovazione aziendale mentre l’ottantotto per cento lo considera “critico” per sfruttare appieno l’AI in produzione ericsson.com. Negli ultimi dodici mesi la penetrazione di IoT, analytics in tempo reale e sistemi di automazione ha fatto lievitare la domanda di banda dedicata, sicurezza by-design e latenze inferiori ai dieci millisecondi: un ecosistema che il Wi-Fi fatica a garantire in modo omogeneo, soprattutto quando le applicazioni di AI iniziano a macinare petabyte di dati per apprendere e ottimizzare i processi.
Il report di Ericsson fotografa un paradosso: le aziende vogliono reti cellulari private e wireless-WAN gestite, eppure faticano a superare ostacoli concreti come i costi di deployment, la complessità degli upgrade hardware e—particolare non trascurabile—lo stallo politico che ha lasciato l’FCC senza poteri d’asta sullo spettro da marzo 2023 rcrwireless.comcongress.gov. L’autorità mancante rallenta il rilascio di nuove frequenze, con ricadute dirette sulla competitività nazionale e sulla copertura 5G. È un tema che in Europa osserviamo con interesse: l’UE sta già valutando un modello di licenze “tertiarie” per operatori verticali, soluzione che aggirerebbe la dipendenza da aste centralizzate.
Se la disponibilità di spettro rimane un nodo, l’industria non resta immobile. Il 12 giugno Ericsson ha presentato “On-Demand 5G Core”, sviluppato insieme a Google Cloud: un core carrier-grade erogato in modalità SaaS che si avvia in pochi minuti su GKE, scala elasticamente e integra troubleshooting AI-driven per ridurre gli Opex ericsson.com. La mossa è significativa perché sposta l’asticella dell’automazione: non solo AI che ottimizza le radio, ma AI che governa il ciclo di vita dell’intero core di rete. Per un’azienda manifatturiera, questo significa poter lanciare un network slice a consumo per un nuovo impianto robotizzato senza investire in hardware dedicato.
Il quadro si completa con il riconoscimento Frost Radar 2025 che conferma Ericsson al vertice dell’infrastruttura 5G per il quinto anno consecutivo, grazie all’integrazione nativa di AI e a prodotti come la radio 4490 a doppia banda capace di tagliare del venticinque per cento i consumi energetici rispetto alla generazione precedente cincodias.elpais.com. Il merito va in buona parte all’investimento in R&D—oltre il ventuno per cento dei ricavi 2024—e ai laboratori di Málaga e Barcellona dove l’azienda affina algoritmi di machine learning per l’ottimizzazione dinamica delle reti.
Fra hype e realtà, quali sono dunque i benefici tangibili che le aziende vedono oggi? Primo: resilienza operativa. Il novantacinque per cento degli intervistati collega downtime e costi extra; la possibilità di spostare i carichi AI-based su spettro licenziato riduce l’interferenza e assicura qualità di servizio costante rcrwireless.com. Secondo: sicurezza, perché l’AI stessa identifica in tempo reale le anomalie di rete; il novanta per cento dei decision maker afferma che gli algoritmi migliorano la postura difensiva. Terzo: efficienza del personale—l’ottantanove per cento dichiara che l’AI sta già riqualificando i team di network management, liberandoli da task manuali.
Sul fronte europeo, vale la pena ricordare che molte PMI guardano alle reti private 5G non tanto per sostituire il Wi-Fi, quanto per affiancarlo in aree critiche: magazzini automatizzati, ospedali con robot chirurgici mobili, campus universitari che testano servizi di mixed reality. La convergenza 5G + AI qui non è marketing, è un modo per sincronizzare robot, visori AR e analytics edge con latenze irrilevanti per l’utente.
Il mio punto di vista
L’impressione è che stiamo entrando in una fase “mid-game”: la sperimentazione è finita, ora il tema è industrializzare l’AI nelle telecom, con la stessa naturalezza con cui dieci anni fa abbiamo virtualizzato il core su NFV. La differenza è che l’AI non si limita a spostare funzioni su server x86; riscrive la logica di gestione della rete, imprimendo un’accelerazione che richiede comunque governance, formazione e—dettaglio non banale—un framework etico per l’uso dei dati. Se gli operatori sapranno combinare queste dimensioni, l’AI potrà davvero trasformare la connettività in un fattore di crescita sostenibile, non in un altro silo tecnologico.