
Sei su una spiaggia di Saipan, il sole tramonta sul Pacifico e il segnale 4G è solo un ricordo. Premi “Invia” sul tuo smartphone e, senza alcuna parabola o terminale speciale, un satellite in orbita bassa riceve il tuo messaggio e lo instrada a terra a migliaia di chilometri di distanza. Fantascienza? Non più. DOCOMO Pacific e Lynk Global hanno annunciato di aver trasmesso con successo il primo SMS dalle Isole Marianne a un “cell-tower-in-space” di Lynk, inaugurando una nuova era di connettività diretta satellite-smartphone.
Un ponte orbitale per isole e oceani
L’arcipelago delle Marianne – 15 isole che si estendono fra Guam e la Micronesia – convive da sempre con le “zone d’ombra” delle reti cellulari. Le montagne vulcaniche, le foreste fitte e le lunghe distanze marine rendono antieconomica la posa di nuove torri. Qui entra in gioco Lynk, start-up della Virginia che l’FCC ha appena autorizzato a fornire “supplemental coverage from space” negli Stati Uniti e territori afferenti, grazie a una modifica di licenza concessa il 29 aprile 2025.
Per DOCOMO Pacific – operatore storico di Guam e CNMI – questa partnership significa portare copertura di base (SMS oggi, voice e data domani) nelle aree dove perfino la fibra sottomarina non ha senso. «È un altro passo per connettere tutti, ovunque» ha commentato la CEO Christine Baleto, entusiasta dei primi test di invio testo “dallo spazio” effettuati a inizio maggio.
Come funziona la “cell tower” a 500 km di quota
Il segreto è che non servono telefoni speciali: i satelliti Lynk simulano una BTS LTE standard. Quando il tuo device perde la rete terrestre, effettua il roaming verso il codice PLMN di Lynk. Il link è burst-mode, la latenza supera abbondantemente quella di una macro-cell classica, ma per gli SMS (e in futuro per messaggistica IP e chiamate d’emergenza) è più che accettabile. La company ha già dimostrato questa architettura in Australia con TPG, nelle Filippine con Globe e adesso nel Pacifico americano, collezionando oltre cinquanta accordi con MNO nel mondo.
Perché il primo messaggio dalle Marianne conta davvero
Il “primato” non va confuso con il test del 2020 in cui Lynk ricevette il primo SMS da satellite a terra. Oggi la direzione si inverte: il messaggio parte da un telefono comune su un’isola remota e raggiunge l’orbita. È la prova che lo scaling commerciale è possibile: il telefono non percepisce differenza fra un eNodeB in acciaio e uno in alluminio che gira a 7,5 km/s sopra la nostra testa. Ecco perché l’FCC, dopo AST SpaceMobile, ha dato luce verde anche a Lynk, ampliando il ventaglio di soluzioni “direct-to-device” che l’industria ritiene indispensabili in ottica 6G.
Oltre l’SMS: scenari di rete ibrida
Nel breve termine la copertura satellitare colmerà i “black spot” terrestri per:
allerte meteo e tsunami; connettività di primo soccorso post-uragano; tracciamento IoT marittimo e agro-forestale.
Guardando al medio periodo, Lynk prevede costellazioni più dense, integrazione con reti MEO di SES-mPOWER e throughput sufficiente a gestire voice HD e slice di dati IoT massivi. Il vero banco di prova sarà la gestione dello spettro in co-uso: la stessa banda 700 MHz di DOCOMO dovrà convivere fra terra e cielo senza interferenze, un tema su cui l’ITU-R sta accelerando proprio in vista del WRC-27.

Il mio punto di vista
Questo SMS “island-to-space” è simbolicamente potente quanto la prima chiamata GSM del 1991. Dimostra che la rete cellulare del futuro sarà un mosaico di antenne terrestri e nodi orbitanti dove la connettività diventa un continuum. Dal punto di vista di chi scrive, la sfida non sarà tanto tecnologica quanto regolatoria: servono roaming agreements globali e politiche di pricing trasparenti per evitare che il “messaggino d’emergenza” costi più di un biglietto aereo. Ma se operatori e regolatori sapranno giocare di squadra, potremmo davvero salutare per sempre la famigerata “zona senza campo”.