
Se c’è un aspetto che accomuna ogni conferenza sul clima degli ultimi anni è la richiesta – spesso data per scontata – di una connettività impeccabile. Per la COP30, in programma a Belém il prossimo novembre, la sfida assume i contorni di un test cruciale per il Brasile: portare il cuore dell’innovazione mobile – il 5G stand-alone – tra il fiume Guamá e la foresta amazzonica senza scivolare nel “pedalata assistita” di soluzioni provvisorie.
Lo scorso 24 luglio, dopo settimane di carte bollate e tavoli tecnici, Anatel, il Gabinete de Segurança Institucional e le tre “big” del mobile (Claro, TIM e Vivo) hanno finalmente ottenuto i primi alvará di installazione dalla Prefeitura. Il risultato? Fino a 40 nuovi siti per operatore – oltre 120 in totale – distribuiti fra centro storico, quartieri periferici e i luoghi-chiave della COP . Parliamo di antenne che entreranno in servizio in aree come il Parque da Cidade (dove sorgeranno la Green e la Blue Zone del summit), il Porto do Futuro, lo stadio Mangueirão, il celebre Mercado Ver-o-Peso e persino sull’isola fluviale di Combu: un abbraccio tecnologico che punta a coprire centri congressi, aree stampa, villaggi negoziali e rotte turistiche.
La notizia fa il paio con un’altra, meno tecnica ma altrettanto delicata: la pressione internazionale sul governo brasiliano a causa dell’aumento esponenziale dei prezzi di hotel e appartamenti. Brasília ha ribadito che “non esiste un piano B: la COP si farà a Belém” , confermando al tempo stesso investimenti pubblici in aeroporti, vie d’accesso e, appunto, infrastrutture di rete. In altre parole, le nuove torri 5G non sono un gadget da vetrina: sono tassello di un mosaico più ampio in cui flotte di voli extra, navette elettriche e soluzioni di “smart mobility” dovranno dialogare su banda larga mobile senza colli di bottiglia.

Tecnologia e legacy permanente
Tecnicamente, i siti saranno configurati con 5G SA (stand-alone) su banda 3,5 GHz, cui si affiancherà il 4G come “scialuppa” di fallback. «La scelta della modalità stand-alone – spiegano fonti operative di TIM Brasil – non è solo una questione di velocità: servono latenze inferiori ai 10 ms per supportare video-stream multicamera 4K e servizi di tele-presenza dei negoziati». Tradotto: la stessa infrastruttura che permetterà ai capi di Stato di connettersi in tempo reale con le rispettive capitali garantirà, l’estate prossima, dirette Twitch agli e-sport locali.
Di 15 siti prioritari individuati, 14 resteranno permanenti – unica eccezione il Terminal fluviale di Outeiro, che sarà smantellato a fine evento . È un segnale forte: Belém, spesso penalizzata da geografia e logistica, si ritroverà con un “data-capitale” in tasca, capace di supportare telemedicina in quartieri fluviali, sensoristica per il monitoraggio dei mangrovieti e turismo “phygital” lungo il boulevard dell’Estação das Docas.
Il punto di vista a redazione
Da osservatore tech non posso che apprezzare la convergenza, per una volta, fra deadline politica e reale innovazione di rete. Troppo spesso, in passato, i mega-eventi hanno lasciato in dote stadi inutilizzabili e chilometri di fibra spenta. Qui il discorso è diverso: il 5G, se gestito e manutenuto, diventa ossatura di servizi pubblici digitalizzati – pensiamo ai pagamenti contactless sul trasporto fluviale o alla sensoristica per allerta meteo in tempo reale. La partita, però, si gioca dopo i riflettori della COP: serviranno accordi di manutenzione, piani di formazione locale e politiche tariffarie accessibili per evitare che la rete resti privilegio di pochi.
Il cronoprogramma
Agosto-settembre 2025: messa in opera delle prime 25 antenne e test di handover fra 4G/5G nelle zone “Green/Blue”. Fine ottobre: collaudo end-to-end con traffico simulato di 50 Gb/s e stress test di latenza. Novembre (COP30): monitoraggio in tempo reale da un NOC analogo a quello usato al G20 di Osaka, con dashboard open-data promesse (e speriamo pubblicate). Post-evento (dicembre in poi): migrazione a regime commerciale; avvio di progetti di rete privata 5G per porti e logistica del cacao.

Conclusioni
In definitiva, l’operazione “Rete Belém” non si limita a garantire streaming senza buffering ai delegati. È un laboratorio a cielo aperto su come una capitale dell’Amazzonia possa diventare hub digitale senza stravolgere il proprio tessuto urbano. Se il Brasile riuscirà a non disperdere lo slancio post-COP, la legacy più significativa non sarà nei comunicati finali, ma nelle tacche di segnale sui telefoni dei paraensi.