
L’aria di Glasgow pullula di novità digitali: Three UK ha completato la prima fase del progetto SCONDA, installando 18 micro-celle Open RAN sui pali della luce del centro città e ottenendo un raddoppio delle velocità sia in 4G sia in 5G, con picchi di 520 Mbps Three Media Centre.
Non si tratta di un esperimento in laboratorio ma del primo banco di prova urbano, denso e trafficato, per un’architettura che promette di rompere lo storico “monopolio” dei fornitori RAN proprietari.
Perché l’Open RAN conta
Open RAN – acronimo di Open Radio Access Network – separa hardware e software, introduce API aperte e rende la rete modulare. In pratica, un operatore può mixare antenne, radio e “cervelli” di marche diverse, abbattendo i costi e riducendo il rischio di dipendenza da un unico vendor ISPreview UK.
Il governo britannico spinge da tempo su questa strada: entro il 2030 punta ad avere il 35 % del traffico mobile su reti aperte e interoperabili GOV.UK. Il trial di Three è un tassello strategico di questa roadmap.
Numeri del trial
- 18 small cell attive oggi, che diventeranno 34 nella prossima fase Three Media Centre.
- Velocità di 520 Mbps in downlink 5G e throughput 4G/5G raddoppiato nelle ore di punta Telecoms.
- Congestione alleggerita sui macro-siti circostanti, grazie alla distribuzione del carico traffico Telecoms.
Partnership e fondi pubblici
Il progetto SCONDA è finanziato in parte dal Department for Science, Innovation & Technology (DSIT) attraverso il programma Open Networks Ecosystem (ONE) da 88 milioni di sterline Telecoms.
Tra i partner figurano Mavenir (radio e software), Freshwave (integrazione di infrastruttura neutrale), AWTG e PI Works (ottimizzazione AI), Accenture, l’Università di Glasgow e quella di Surrey ISPreview UK. Un ecosistema che incarna la filosofia multi-vendor di Open RAN.
Glasgow come laboratorio urbano
Scegliere Glasgow non è casuale: 600 000 residenti, pendolari affollati, edifici in pietra che assorbono il segnale e una morfologia urbana densa. Portare l’Open RAN qui significa testare interoperabilità, cyber-security e gestione di reti multi-tecnologia – tutte criticità che in campagna non emergono Telecoms.
Il Chief Network Officer di Three, Iain Milligan, ha sottolineato la sfida di “far convivere legacy, nuovi layer di sicurezza e software in continua evoluzione, mantenendo però un miglioramento tangibile per i clienti” ISPreview UK.
Vantaggi potenziali per gli utenti
- Velocità reali più alte: i 520 Mbps registrati avvicinano il 5G urbano alle prestazioni della fibra.
- Meno congestione: più capacità sulle celle macro esistenti si traduce in stabilità anche durante eventi o ore di punta.
- Maggiore concorrenza tra vendor, che può incidere positivamente su prezzi e innovazione.
Il rovescio della medaglia
Non tutto è rose e fiori: molti deployment “open” restano in realtà mono-fornitore e alcuni analisti dubitano che, senza fondi pubblici, gli operatori investirebbero in progetti così complessi Telecoms.
Inoltre, l’integrazione di sicurezza tra moduli di vendor diversi richiede test rigorosi; qualsiasi falla si tradurrebbe in maggiore superficie d’attacco.
Il mio punto di vista
L’esperimento di Glasgow è incoraggiante: dimostra che l’Open RAN può reggere il caos di una città europea, non solo le lande rurali dove Vodafone ha iniziato anni fa. Tuttavia, credo che la vera prova arriverà quando Three – o un concorrente – tenterà di replicare lo stesso modello in un’altra metropoli senza aiuti governativi sostanziosi.
Se i costi di integrazione continueranno a scendere e il 5G Standalone maturerà, potremmo vedere una catena di effetti a cascata: più vendor, più innovazione, un mercato meno dipendente dai giganti cinesi ed europei. Al contrario, se l’Open RAN resterà economicamente sostenibile solo con sussidi, la promessa di un ecosistema davvero aperto rischia di evaporare.
Prospettive future
Il passaggio da 18 a 34 siti sarà un test sullo scalability factor. Se latenza, hand-over e orchestrazione manterranno gli standard, Glasgow potrà fungere da blueprint per Manchester, Birmingham e perfino per reti campus private dedicate a imprese e smart-factory.
Da osservare anche l’impatto sulle emissioni: le small cell consume meno energia dei macro-siti e un’architettura modulare facilita gli upgrade software, prolungando la vita dell’hardware.