Orange Poland ha varcato la soglia dei 4 milioni di SIM machine-to-machine attive sulla propria rete LTE-M (Long-Term Evolution for Machines): lo ha annunciato la società in una nota ripresa da Telecompaper, precisando che la maggior parte delle schede è installata su contatori intelligenti di acqua ed energia .
Si tratta di un traguardo non solo simbolico: indica quanto rapidamente la Polonia stia abbracciando la connettività a basso consumo per digitalizzare infrastrutture essenziali, dalla distribuzione idrica alle reti elettriche.

Perché LTE-M è (ancora) la scelta di Orange
All’interno del portafoglio di tecnologie LPWAN, Orange ha scommesso con forza su LTE-M, lasciando in secondo piano NB-IoT e affiancando, nelle aree urbane francesi, la propria rete LoRa. Già nel 2020 Iain Morris di Light Reading sottolineava che il gruppo preferiva LTE-M per maggiore banda, minore latenza e supporto nativo agli SMS, fattori decisivi per dispositivi che devono muoversi o aggiornarsi via OTA . Oggi quella scelta trova conferma: la stessa Orange offre copertura LTE-M in Belgio, Francia, Spagna, Polonia e Romania, con altri Paesi europei in arrivo – un quadro coerente con la diffusione globale di oltre 140 reti LTE-M in più di 50 nazioni, censite da Onomondo .
Un ecosistema che cresce con (e oltre) i contatori smart
Se la prima ondata di SIM LTE-M polacche riguarda gli smart meter – obbligatori per gli operatori energetici a partire dal 2026 – il secondo orizzonte è l’asset tracking: casse pallet, veicoli aziendali, perfino colonnine di ricarica per auto elettriche, che grazie a PSM ed eDRX possono rimanere in stand-by per anni con batterie di piccola taglia. Non è un caso che Orange Polska abbia annunciato partnership con produttori di sensori industriali e startup di agricoltura di precisione già nei roadshow 2024.
Sullo sfondo, la progressiva dismissione del 3G libera frequenze e stimola i servizi di nuova generazione: l’operatore ha iniziato a spegnere le celle UMTS a settembre 2023 e punta a completare la fase-out entro fine 2025 . Il refarming a 900 MHz garantisce copertura profonda in interno per i dispositivi LTE-M, mantenendo bassissimo il consumo radio e semplificando la penetrazione nei vani contatori o nei pozzetti stradali.
Numeri e prospettive economiche
Secondo i calcoli dell’associazione di categoria KIGEIT, ogni contatore smart attivato in Polonia genera tra 5 e 10 zloty di traffico dati annuale. Portare 4 milioni di SIM su LTE-M significa un cassetto complessivo fra 100 e 150 milioni di zloty, con margini superiori alla telefonia tradizionale perché la gestione è quasi interamente automatizzata. In ottica ESG, Orange sottolinea che la telelettura consente alle utility di risparmiare fino al 15 % delle perdite d’acqua e di ridurre le emissioni di CO₂ legate agli spostamenti dei tecnici per i controlli manuali.
Come cambierà il mercato IoT polacco
Standardizzazione delle piattaforme dati Le municipalizzate stanno convergendo su API REST uniformi, il che favorirà l’ingresso di software house nazionali nei bandi pubblici e accelererà la creazione di data lake urbani. Nuovi modelli di business per gli installatori Piccole imprese elettriche e idrauliche potranno offrire servizi di manutenzione predittiva basati sui log in cloud, invece del classico “on-call”. Pressione concorrenziale su T-Mobile e Plus Finora i rivali hanno puntato su NB-IoT o su reti proprie LoRaWAN; il successo di Orange potrebbe indurli a rivedere il mix tecnologico, soprattutto se i clienti corporate chiederanno roaming multipaese.
Un pensiero personale
La notizia dei 4 milioni di SIM LTE-M non va letta solo come progresso tecnico, ma come indicatore di una trasformazione culturale: l’infrastruttura polacca, tradizionalmente frammentata, sta virando verso un paradigma data-driven in cui il sensore è il “primo miglio” della governance urbana.
È un percorso che l’Italia stessa dovrà affrontare quando il PNRR imporrà la migrazione dei contatori domestici a protocolli digitali; osservare la road-map di Orange può offrirci un manuale di buone pratiche – dall’allocazione di banda sub-GHz all’integrazione con il billing esistente – evitando gli errori di chi, in Europa, ha investito su standard poi rivelatisi sterili.