
Un mosaico di eventi globali
Nel 2025 la locuzione “6G Forum” non indica un singolo appuntamento, ma una costellazione di incontri che stanno disegnando, tassello dopo tassello, la prossima generazione di reti. Ad aprile il 6G@UT Forum di Austin ha riunito Ericsson, Samsung, Nokia e i migliori centri di ricerca statunitensi per discutere di AI nativa, copertura satellitare-diretta e nuove porzioni di spettro . Poche settimane dopo, l’8-9 maggio, la 6G Global Summit di Hong Kong ha portato regolatori, operatori e istituzioni (ITU inclusa) a riflettere su standard, sostenibilità e “network of networks” .
In Europa il dibattito è altrettanto vivo. Il 5G Forum di Siviglia ha ospitato i progetti Horizon come 6G-VERSUS, dove l’Università di Malaga ha mostrato i primi vertical trial per mobilità autonoma e agricoltura intelligente . Il 22 settembre, infine, la 6G Forum di EuMW (Paesi Bassi) offrirà una maratona di keynote e demo su architetture di stazione radio, semiconduttori ad altissima frequenza e fronthaul analogico .
Temi che ricorrono da Austin a Hong Kong
AI-native air-interface – Dall’intervento di Samsung a UT Austin all’intero panel della Summit asiatica, l’intelligenza artificiale non è più un add-on ma una parte strutturale dello stack 6G. Copertura “ovunque” – Satellite-to-handset e non-terrestrial networks (NTN) mirano a chiudere i digital divide residui, a costi energetici inferiori grazie a nuovi amplificatori GaN e SiGe. Spettro oltre il millimetric wave – Se il 5G ha aperto le porte ai 26-28 GHz, il 6G guarda alla fascia 7-24 GHz (FR3) per macro-celle ad alta capacità e ai 140 GHz per scenari indoor ad altissima banda. Sostenibilità e business case – Il summit di Hong Kong ha sottolineato che la transizione potrà avvenire solo con un ritorno economico credibile e con KPI ambientali trasparenti su efficienza spettrale ed energetica.
Tra ricerca e standardizzazione
Il 2025 segna l’avvio ufficiale delle attività di pre-standardizzazione in 3GPP Release 20. Ciò spiega l’urgenza di concertare visioni: le università delineano nuovi PHY layer; gli operatori chiedono modelli di costo; i regolatori (ITU, CEPT, FCC) puntano a una roadmap di spettro coerente. Nei diversi forum l’Europa appare determinata a giocare un ruolo di primo piano, con programmi come SNS JU e consorzi pubblici-privati che finanziano test-bed aperti. Gli Stati Uniti, dal canto loro, fanno leva sull’ecosistema universitario-industriale (UT Austin, NYU Wireless) e su partnership con i big vendor. In Asia, la spinta di governance pubblica e manufacturing locale (C-V2X, XR industriale) suggerisce che la partita sarà a tre.
Il mio punto di vista
L’ossessione per la latenza sub-milliÂsecondo rischia di farci dimenticare che la killer-app piĂą richiesta è la resilienza: reti capaci di autoripararsi, prevedere il traffico e gestire picchi imprevedibili (eventi, emergenze). Se il 5G nasce “cloud-native”, il 6G dovrĂ essere “intent-driven”: l’utente dichiara l’intento, la rete si (ri)programma in tempo reale. La sfida, quindi, non è solo tecnica ma culturale: servono policy che favoriscano la sperimentazione aperta e modelli di business “coopetition” tra telco, hyperscaler e produttori di chip.