
Il 2024 si è chiuso con una Svezia sempre più «cinque-giga-centrica». Secondo i nuovi dati resi noti dal regolatore PTS e ripresi da Telecompaper, oltre quattro SIM su dieci hanno già navigato almeno una volta su rete 5G: parliamo di più di 5,3 milioni di schede su un totale di poco superiore ai tredici milioni attive nel Paese telecompaper.comstatistik.pts.se. Messa in prospettiva, la quota era appena al 25 per cento nel 2023: la crescita è dunque nell’ordine di quattordici punti percentuali in un solo anno, un’accelerazione confermata anche dalle rilevazioni di Opensignal che, nel terzo trimestre 2024, registrava il 39,1 per cento delle connessioni già migrate alla nuova tecnologia opensignal.com.
Chi frequenta il mercato nordico sa che in Svezia la competizione non manca. Telia, Tre e soprattutto il network condiviso Net4Mobility di Tele2 e Telenor hanno fatto a gara nel coprire il territorio sfruttando sia lo spettro a 3,5 GHz sia le frequenze a 700 MHz: quest’ultima, meno generosa in banda ma formidabile sui distretti rurali, ha portato la copertura outdoor del 5G a superare il 90 per cento delle abitazioni, un traguardo certificato dall’Osservatorio 5G europeo già a fine 2023 5gobservatory.eu. Non stupisce dunque che il Mobile Economy Europe 2025 della GSMA collochi la Svezia tra i «benchmark» continentali, davanti persino a mercati più popolosi come Germania e Francia gsma.com.
Più reti, però, non significano per forza più ricavi: l’ARPU svedese si è stabilizzato intorno ai 15 euro mensili, sostanzialmente invariato malgrado il salto di performance. A detta degli operatori, la partita ora si gioca sui servizi: slicing dedicato alle flotte di veicoli autonomi di Volvo, reti private in fabbrica per Scania e streaming 8K su ski-resort remoti che, fino a ieri, faticavano a ottenere una semplice DSL. È qui che il passaggio allo standard 5G Standalone – avviato da Telia con i primi core cloud-native – potrebbe fare la differenza, perché abilita latenze a singola cifra millisecondi e una qualità di servizio garantita, precondizioni per l’industria 4.0.
Sul fronte dei consumatori, due sono i motori dell’adozione. Da un lato i piani illimitati: in Svezia il «flat» dati supera ormai il 60 per cento del totale, un record europeo secondo la stessa GSMA. Dall’altro, il Fixed Wireless Access 5G, promosso come rimpiazzo ultra-veloce della fibra nelle seconde case sul Baltico o nelle capanne da sci di Åre. Curioso notare come la domanda di FWA si concentri proprio nelle contee meno servite dal rame, quasi a ripetere, in chiave scandinava, la storia del boom LTE americano di dieci anni fa.
Non tutto è già rose e fiori. L’analisi di Opensignal mostra che la velocità media in download è calata di oltre 70 Mbit/s su due operatori su tre rispetto al 2023, segno che la congestione comincia a farsi sentire opensignal.com. La risposta più comune è il refarming di porzioni 4G e il debutto del Massive MIMO su banda media, strategie che dovranno accompagnare il mercato fino alla prossima frontiera, il 5G-Advanced, atteso sul serio nel 2026.
A margine, una riflessione personale: la rapidità con cui la Svezia ha superato il 40 per cento di penetrazione dimostra che, quando regolatore e operatori remano nella stessa direzione, il 5G non è solo una buzzword in salsa marketing ma un’infrastruttura capace di far girare l’economia digitale. Il vero banco di prova sarà monetizzare la qualità di rete senza sacrificare l’accessibilità che ha reso la Svezia un caso da manuale di inclusione digitale.
Guardando al 2025, PTS prevede che il 5G raggiunga il 60 per cento delle SIM, complice lo switch-off del 3G che libera ulteriore spettro a 2100 MHz. Se la traiettoria resterà questa, gli analisti di Omdia ipotizzano che il Paese possa varcare la soglia dell’80 per cento prima della fine del 2027, due anni in anticipo sui target europei omdia.tech.informa.com. In parallelo, il Parlamento sta discutendo un piano di incentivi da 90 milioni di euro per l’adozione di edge-cloud pubblico: micro-data-center a basso consumo e latenza minima, un tassello fondamentale per far atterrare use-case come il gaming immersivo o il controllo remoto di macchinari heavy-duty.
In sintesi, lo stato dell’arte dice che la Svezia corre. Il resto d’Europa, Italia compresa, osserva con interesse (e una punta d’invidia) un ecosistema che ha unito politica industriale, concorrenza serrata e passione per la tecnologia traducendoli in benefici tangibili per cittadini e imprese. Il bello, a giudicare dai numeri, deve ancora arrivare.